Cinecittà e Academy: il futuro è l’internazionalizzazione

Il futuro del cinema è nell'internazionalizzazione. Ne è convinto il nuovo ceo dell'Academy Bill Kramer come pure l'ad di Cinecittà Nicola Maccanico


VENEZIA – Il futuro del cinema è nell’internazionalizzazione. Ne è convinto il nuovo ceo dell’Academy Bill Kramer come pure l’ad di Cinecittà Nicola Maccanico. A Venezia, alla vigilia dell’inaugurazione della 79ma Mostra, una conferenza condotta da Nick Vivarelli ha aperto le danze con i rappresentanti della Biennale e di Cinecittà insieme a Bill Kramer, da luglio alla guida dell’Academy di Los Angeles. Tra i temi sul tappeto il rapporto tra la sala e le piattaforme, l’importanza dei festival nella corsa agli Oscar e i valori dell’inclusione e della sostenibilità.  

A ospitare il panel, a cui ha preso parte anche Michele Centemero country manager Italy di Mastercard, è la nuova sala per le conferenze stampa, al terzo piano del Casinò, completamente rinnovata. Per Roberto Cicutto, presidente della Biennale, “la creazione di questa sala e la destinazione dell’altra sala del Casinò alle proiezioni aumenta il numero dei posti al festival. Malgrado le difficoltà con il sistema delle prenotazioni su Vivaticket, di cui si sta molto parlando in queste ore, ci sarà maggiore capacità di accoglienza”. Quindi Cicutto ha elogiato i suoi successori a Cinecittà per l’impegno nel proseguire e potenziare il lavoro. “E’ importante che le istituzioni culturali che hanno anche una valenza imprenditoriale possano dialogare su temi come ritrovare il pubblico per le sale. Anche in passato le trasformazioni tecnologiche sono state viste come nemiche, ma io credo che le piattaforme si debbano considerare potenziali partner”.

Per Chiara Sbarigia, che ha raccolto il testimone della presidenza di Cinecittà: “Il passato è molto importante. Ho notato che anche Bill Kramer, nuovo ceo di Academy, si è occupato di educazione, archivi e conservazione. La storia di Cinecittà e quella dell’Academy si intrecciano a partire dagli anni ’20 e adesso convergono con il Museo di Los Angeles, progettato da Renzo Piano. Abbiamo iniziato a collaborare con il Museo a partire dalla retrospettiva su Pasolini. Inoltro voglio sottolineare che condividiamo molti valori, dalla parità di genere al green alla formazione”.

Interviene Nicola Maccanico: “Stiamo lavorando in continuità con Cicutto soprattutto per quanto riguarda la promozione. In questo il rapporto con l’Academy è fondamentale e il Museo è l’occasione fisica per siglare questo rapporto. Questa estate sono andato a Los Angeles con la mia famiglia e mi sono comprato il biglietto per visitare il Museo. Una bellissima esperienza”. E l’ad di Cinecittà prosegue: “Il futuro dell’Academy è legato ai valori del cinema contemporaneo: diversità, inclusione e sostenibilità. Sono valori che condividiamo e che servono anche ad essere competitivi a livello internazionale. L’Academy fa una sintesi tra qualità e capacità di incontrare il pubblico perché il cinema ha senso solo se viene visto. Oggi Cinecittà è sold out e le produzioni sono per l’80% internazionali con i film, ad esempio, di Angelina Jolie o Saverio Costanzo, più altri di cui non possiamo parlare. Dobbiamo spingere la nostra industria attraverso i nostri talenti. Non conta la lingua o il luogo, ma la nazionalità di chi costruisce i progetti dal punto di vista artistico o produttivo. Ogni cosa che facciamo deve trovare un suo pubblico”. E ancora sulle piattaforme: “Piattaforme ed esperienza in sala si alimentano a vicenda. Dobbiamo fare in modo che ci siano sale sempre migliori e che i prodotti possano arrivare al pubblico in modi diversi”.

Fa riferimento al sistema dei valori anche il direttore della Mostra Alberto Barbera. “C’è stato uno slittamento del dibattito critico verso elementi sociali come la parità di genere e poi c’è l’attenzione crescente alla stagione dei premi. Questo riallineamento dei valori è conseguenza di tanti fattori, tra cui anche l’irruzione di Netflix e degli altri player sulla scena mondiale. Le varie piattaforme sono alla ricerca di premi con investimenti pubblicitari enormi. Poi c’è la rivoluzione sociale innescata dal #MeToo che ha messo in discussione comportamenti che hanno fatto parte del sistema per decenni. Bisogna prendere coscienza di questa radicale trasformazione”.

E sul rapporto con gli Oscar: “Negli ultimi anni il rapporto tra Venezia e gli Oscar si è consolidato con molti lavori presentati qui che hanno poi vinto come miglior film o per la regia come Birdman, Spotlight, Shape of Water, Nomadland. E’ una concomitanza che non può essere casuale. Al festival sono aumentati i rappresentanti dei media, oltre 3.000 da tutto il mondo. Gli Studios di Hollywood hanno scelto di far partire da qui la corsa agli Oscar che poi passa da Telluride e Toronto. Questo avviene anche per motivi di calendario perché la campagna inizia in autunno e Cannes è troppo presto. Venezia è diventata un osservatorio privilegiato con una selezione molto rigorosa che da 2.000 film proposti arriva a 70 circa. Il rapporto con gli Studios americani è improntato alla massima correttezza reciproca”.

“L’Academy – afferma Bill Kramer – ha bisogno dei festival e quindi anche di Venezia e lavoriamo in sintonia e reciproca autonomia. L’obiettivo comune è celebrare la ricchezza del cinema, valorizzare i talenti più meritevoli, riaccendere il desiderio di cinema perché la sala è l’esperienza più completa per godere di un grande film. Sicuramente la mia presenza non garantisce la vittoria della statuetta per l’Italia. Ma da quando abbiamo iniziato a premiare i film stranieri, negli anni ’40, il vostro paese ha vinto il maggior numero di Oscar. Oggi abbiamo 10mila membri, molti dei quali internazionali. Il nostro futuro è il cinema internazionale molto più che americano e penso anche alla vittoria di un film come Parasite come spartiacque”.

Prosegue Kramer: “Il Museo, sostenuto da Cinecittà, celebra il cinema italiano del passato: Pasolini, Sofia Loren, Lina Wertmuller, Antonioni, Fellini. Netflix ha dato un contributo straordinario al sostegno del cinema distribuendo autori che difficilmente i produttori tradizionali avrebbero potuto finanziare. Ora siamo in una fase di transizione e nessuno può imporre modelli di business a nessuno. Ma va cambiato il modo di rivolgersi agli spettatori dopo la pandemia. L’esperienza del cinema in sala è molto importante ma può convivere con lo streaming”. Infine sulla prossima edizione degli Oscar: “Siamo in una fase iniziale ma stiamo lavorando duro con ABC per creare uno show che celebri il cinema. Rispetto a quello che è successo l’anno scorso tra Chris Rock e Will Smith voltiamo pagina e facciamo in modo che non accada più, ci saranno misure di sicurezza all’altezza”. E dalle sue parole sembra di capire che Chris Rock abbia rifiutato la conduzione dopo l’episodio dello schiaffo. 

La giornata dell’Academy prosegue con un cocktail alla Scuola Grande della Misericordia a Venezia e con la certezza di una sempre maggiore sintonia tra gli Oscar e la Mostra di Venezia. 

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