Ogni attività produttiva, tanto più quelle che si svolgono in ambito culturale, non può prescindere dallo scambio di esperienze con tutti coloro che possono concorrere a migliorare il processo di sviluppo, e non solo nel proprio paese. E’ l’aspetto positivo della globalizzazione, quello che invece di uniformare diversifica contaminando. Il difficile è mettere a punto strumenti efficaci con i quali ottimizzare la cooperazione senza dispersioni e con capacità di individuare i compagni di viaggio più adatti (talvolta i meno scontati).
Grandi organismi come UNESCO possono offrire queste piattaforme grazie alla ampiezza del loro campo di interessi. Il programma Città Creative ha fugato ogni interpretazione a senso unico dell’azione UNESCO.
Non più un’azione soprattutto rivolta a dare uno straordinario input alla salvaguardia (talvolta addirittura alla scoperta) di luoghi materiali e immateriali patrimonio dell’umanità. Non più soprattutto un monito ai governi, ai cittadini alla coscienza civile a farsi carico della tutela di questi patrimoni, ma una vigorosa sferzata affinché nelle diverse discipline le città più meritevoli del mondo (quelle che decidono di rimboccarsi le maniche e lavorare per uno scopo comune) uniscano i propri sforzi per fare delle loro eccellenze nei campi fondamentali della creatività un infallibile strumento di crescita culturale ed economica. Entrare in questo circolo virtuoso è una grande responsabilità, non una onorificenza da sfoggiare. Iniziare questo viaggio fa fare scoperte sorprendenti. Là dove si credeva di aver raggiunto il massimo, si scoprono falle profonde. Là dove si credeva di non trovare nulla di interessante, si aprono orizzonti nuovi. Ci vuole prima di tutto onestà e umiltà nell’aspirare a divenire Città Creativa Unesco. Ci vuole solidarietà, complicità, rispetto fra tutti gli attori di un settore produttivo. E non sono forse queste le caratteristiche essenziali che sostengono l’azione generale dell’UNESCO?
Roma poteva dare per scontato di essere già città creativa per il cinema senza bisogno di dimostrare altro. Ma rischiava di chiudersi (come in qualche modo ha fatto l’industria audiovisiva italiana in tempi recenti) in un isolamento autoreferenziale nemico della crescita. L’aver deciso di candidarsi a Città Creativa Unesco per il Cinema è il primo importante segno che abbiamo capito che si vince assieme e innovando o si diventa un meraviglioso immobile museo.
*Presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà
Mercoledì 18 novembre alla Casa del Cinema Giancarlo De Cataldo e Mario Sesti, insieme a Giorgio Gosetti, analizzeranno alcune scene del maestro del brivido. A introdurre l'incontro l'attore Pino Calabrese
Viaggio tra i progetti italiani presentati al mercato di coproduzione all’interno del MIA. Da La dea delle acque calme di Elisa Amoruso all'opera prima di Fulvio Risuleo, Guarda in alto, dal nuovo film di Costanza Quatriglio Sembra mio figlio al 'western' in salsa sicula firmato da Giovanni La Pàrola, Il mio corpo vi seppellirà, a Palato assoluto di Francesco Falaschi. Ecco cosa ha catturato l’attenzione degli operatori internazionali venuti a Roma a caccia di storie
Il film dell'indiano Pan Palin, buddy movie al femminile, è un ritratto fresco e spigliato delle donne dell'India di oggi, gli spettatori della Festa del cinema di Roma hanno votato online tramite un sistema elettronico
“Ho scoperto Verdone a casa, con i suoi personaggi visti e rivisti in tv, era diventato uno di famiglia. Sul set è un regista molto serio, scientifico, sa bene cosa vuole, anche se un terzo del film è improvvisato”, dice di lui l'attrice Paola Cortellesi protagonista alla Festa del cinema con l'attore e regista romano degli Incontri ravvicinati. Lui l’ha scoperta al cinema e in tv come attrice comica, brillante e anche drammatica: “è dirompente, abbiamo la stessa ironia e c’è una grande sintonia tra noi”. Presto li vedremo nei rispettivi film Gli ultimi saranno ultimi e L'abbiamo fatta grossa