Il 30 gennaio 1974 è una data fondamentale per il cinema britannico: è il giorno di nascita di due dei suoi maggiori interpreti cinematografici. Da una parte Christian Bale, dall’altra Olivia Colman, due talenti cristallini eppure espressi e riconosciuti in modalità e tempistiche completamente diverse.
Dal punto di vista recitativo parliamo di due attori agli antipodi. Bale è un trasformista che lavora sul proprio corpo per entrare nei panni, spesso scomodi, dei suoi personaggi. Un “meme vivente” per la sua capacità di perdere e acquisire peso, nonché di nascondersi dietro il carattere del ruolo che interpreta, riuscendo con la stessa abilità a trasformarsi nel muscolare Batman, nello smilzo e disturbato Trevor de L’uomo senza sonno, nel nevrotico Michael Burry de La grande scommessa, nel vizioso Irving di American Hustle, nel rigido Dick Cheney di Vice e così via. Colman è un’attrice dall’impostazione teatrale, misurata, precisa, impeccabile. Costretta dal suo phisique du role a evitare da giovane i casting per i ruoli da protagonista, quelli che ti rendono diva già a vent’anni, ha trovato spazio da caratterista nel fiorente piccolo schermo britannico, salvo poi, superata la quarantina, venire riconosciuta per il suo talento clamoroso e la sua espressività inimitabile.
Due carriere che si sviluppano in maniera antitetica e che trovano in un anno specifico, il 2019, un punto d’incontro dirimente. Bale arriva sul grande schermo da attore bambino per non lasciarlo mai, attraversando da protagonista del grande cinema hollywoodiano almeno tre decenni, recitando per registi del calibro di Steven Spielberg, Terrence Malick, Jane Campion, Michael Mann, Ridley Scott e diventando feticcio e complice dei maggiori successi di Christopher Nolan, Adam MacKay e David O. Russell. La prima delle sue quattro candidature all’Oscar, nonché la sua unica vittoria, arriva già nel 2011, con The Fighter, l’ultima con Vice – L’uomo nell’ombra, proprio nel 2019. Anno che, con l’uscita di Le ‘Mans 66 segna momentaneamente l’apice della sua carriera. Negli ultimi anni ha recitato solo in tre film, tutti usciti nel 2022: tra cui i deludenti Thor: Love and Thunder della Marvel e Amsterdam, con la buona performance di The Pale Blue Eye relegata semplicemente al catalogo di Netflix.
L’evidente parabola discendente – anche se solo in maniera provvisoria – della carriera di Bale è del tutto speculare e inversa a quella di Colman, che in quel biennio 2018-2019 ottiene la definitiva consacrazione con il premio Oscar (alla prima nomination), la Coppa Volpi a Venezia e il Golden Globe per il ruolo da protagonista ne La favorita di Yorgos Lanthimos. Da lì in poi si registra una vera e propria esplosione: nel giro di un lustro 8 ruoli cinematografici di rilievo, 6 televisivi, altrettanti come doppiatrice, altre 2 nomination all’Oscar per The Father e per La figlia oscura e un’altra vittoria ai Golden Globe per la serie The Crown. Una crescita che, tra pellicole commerciali e grandi titoli autoriali, decisamente non è destinata ad esaurirsi presto.
Le traiettorie atipiche di questi artisti, nati lo stesso giorno e accomunati da un destino di gloria, ci fa capire quante infinite siano le strade verso il successo, soprattutto nello sconclusionato e contraddittorio mondo di Hollywood. Oggi, infatti, non celebriamo solo il secolo delle loro due vite sommate, ma i percorsi unici e personali che li hanno portati a noi, regalandoci sogni ed emozioni, un’interpretazione dopo l’altra.
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