Chiara Rapaccini, per trent’anni compagna di Mario Monicelli, non concorda con le scelte del premio che porta il nome del suo compagno di vita: “Leggo che a Grosseto verrà festeggiato il mio compagno di una vita, Mario Monicelli, e il suo centenario – scrive in una lettera al quotidiano ‘Il Tirreno’ – con una cerimonia in cui sarà premiato con il Premio Monicelli, Carlo Verdone. Salvo il rispetto e l’ammirazione per l’opera di Verdone, vorrei tornare a sottolineare come Brizzi, Scamarcio, Veronesi e Verdone non rappresentino se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta. Sono stata più volte interpellata per suggerire a Mario Sesti, organizzatore e direttore del Premio Monicelli, modalità e nomi per dare lustro e popolarità al Premio grossetano. Ho chiesto che si tenesse conto del Monicelli pensatore rivoluzionario, attuale e, quel che più conta, amato dai giovani, più che all’autore di commedia tout court. Vorrei ricordare come Mario sia l’autore di film come La grande Guerra, Vogliamo i colonnelli, Un borghese piccolo piccolo e I compagni, opera, quest’ultima, attualissima in un momento di grave crisi italiana in cui la spaccatura tra classe dirigente e classe lavoratrice è evidente e tremenda. Mario sarebbe stato attivo in questo malaugurato momento storico e avrebbe fatto sentire il suo dissenso. Il mio compagno e io abbiamo amato la Maremma e vi abbiamo vissuto felicemente per anni, ma ora ho l’impressione non gradevole che il suo nome e il ‘cappello’ di ‘anno monicelliano’, venga usato per scopi un po’ ‘nazional popolari”, afferma ancora Rapaccini sottolineando di “dissociarsi ufficialmente dal Premio Monicelli di Grosseto”.
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