Chiara Mastroianni


Ci sono personaggi che costringono gli attori a fare i conti con il loro passato. Così è stato per Chiara Mastroianni, protagonista di Le parole di mio padre, film firmato da Francesca Comencini (leggi l’intervista), liberamente ispirato alla Coscienza di Zeno che, il 19 maggio a Cannes, chiuderà la sezione “Un certain regard”. E del romanzo di Svevo, su questa pellicola, è rimasto incollato il tema del rapporto con il padre: figura ingombrante nell’assenza e punto di origine dell’impossibilità di relazionarsi con il mondo.

Quanto c’è di personale nel modo in cui hai lavorato sul tuo personaggio, Ada?
La prima volta che ho letto la sceneggiatura sono rimasta colpita proprio dal rapporto che Ada ha con il padre e questo, certo, non è un caso. L’amore che lei prova per quest’uomo è immenso, ma allo stesso tempo non riesce ad essere sereno perché Ada si sente costretta ad essere perfetta per piacergli, mentre lei vorrebbe essere accettata anche con i suoi difetti. E’ un sentimento molto violento, che mi ha turbato ed è stato doloroso proprio perché lo sentivo mio.

Anche il modello di famiglia rappresentato nel film è molto diverso da quello che tu hai vissuto…
Mi incuriosiva provare, almeno sul set, un’esperienza diversa, con sorelle delle mia età e un padre e una madre che condividono lo stesso tetto.

Come è stato lavorare in Italia?
Molto bello, anche se non è stato facile recitare in italiano. E’ una lingua che parlo, ma a livello familiare, e sulla quale ho molte incertezze. Però dopo sette settimane di riprese mi sembra di essere migliorata.

Tornerai a girare in Italia?
Recentemente ho girato Hotel, di Mike Figgis, ambientato al Lido di Venezia, ma di progetti tutti italiani in agenda non ne ho nessuno, aspetto una buona occasione. Per ora, a giugno, inizierò le riprese di un film diretto da una giovane regista francese.

autore
07 Maggio 2001

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