CHE DICE LA STAMPA D’OLTREOCEANO

“Una rassegna nel nome del cinema italiano senza nemmeno un film di Visconti Rossellini o Antonioni”. La sorpresa e la curiosità della stampa a stelle e strisce parte da qui. L’osservazione è firmata da un critico di Indie Wire che, scorrendo i nomi dei 13 registi protagonisti della manifestazione al Lincoln Center, ha fiutato il vento nuovo che soffia dall’Italia.
Un’aria che è piaciuta non solo al pubblico che ha affollato le proiezioni, ma anche ai palati più fini dei giornalisti che, nero su bianco, hanno parlato senza mezza di termini di “rinascita del cinema italiano”. Un bel goal per le produzioni nostrane, soprattutto se la definizione viene dalle colonne del New York Times che a Le fate ignoranti, di Ferzan Ozpetek, il film-evento della manifestazione, ha dedicato un articolone d’apertura.
I nuovi registi italiani insomma, fanno tendenza all’ombra della Grande Mela. Un fatto che non poteva passare inosservato ai giornalisti di Time Out, bibbia dei modaioli in caccia delle ultime novità e a quelli del Village Voice, quotidiano attento a tutto ciò che si muove a New York, che definisce quest’avanguardia un cinema “pronto da mordere”. Slogan a parte, l’analisi è molto più seria e coglie l’interesse dei nuovi autori nel loro regionalismo, ovvero nella loro capacità di mostrare culture diverse e fortemente radicate in un territorio. Un’idea che piace anche ai critici di Indie WIre: “I registi, mai come ora con una mentalità indipendente, girano in posti lontani dalle mete turistica da cartolina, e portano la telecamera nei loro luoghi d’origine”.