Introdotta da Rosetta Sannelli del Premio Kinéo, host dell’incontro, all’interno del Venice Production Bridge, si è svolta oggi, 5 settembre, la conferenza Challenging the Digital Deluge. Ospiti prestigiosi nell’ambito del cinema e dell’informazione hanno disquisito sulle potenzialità e i rischi del “diluvio digitale” che negli ultimi vent’anni ha cambiato, e continua a farlo, il nostro modo di fruire e condividere le immagini e le informazioni.
Apre la conferenza il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, che specifica: il digitale “ha velocizzato, ma non migliorato” le nostre vite. D’altro canto, però, ha reso possibile ciò che prima non lo era, soprattutto per chi lavora con gli archivi. “Grazie al digitale possiamo avere una qualità nei restauri che prima non era possibile. Abbiamo superato il paradosso di dovere restaurare le copie restaurate, che si usuravano molto in fretta. L’altro vantaggio gigantesco del digitale è la trasmissibilità dei dati. Posso mandare una versione restaurata di un film in pochi minuti dall’altra parte del mondo, dove se sono attrezzati possono fare una proiezione assolutamente perfetta. Questo ha fatto sì che finalmente la storia del cinema sia accessibile in tutti i suoi 125 anni. Mentre prima potevano essere conosciute solo dagli specialisti, oggi sono a disposizione di tutti. Dobbiamo capire come utilizzare al meglio questo straordinario potenziale”.
Una risposta a questo quesito la dà la storica del cinema Caterina d’Amico, concentrando la sua attenzione sull’aspetto formativo, grazie a una didattica a distanza che non sarà più uno strumento emergenziale, ma darà l’occasione a chiunque di potere fruire di immagini e video altrimenti inaccessibili. Una ricchezza enorme che però deve fare i conti con il rischio peggiore, quello della manipolazione: “sul digitale si interviene con grande facilità. Così si possono presentare delle immagini che sono reali ma non vere. Il potenziale di menzogna è spaventoso, perché quando vediamo un’immagine credibile, subito pensiamo che sia vera, ma purtroppo non è così”.
In tal senso interviene anche il giornalista de “La Repubblica” Stefano Costantini, che riflette sul “paradosso dell’informazione” per cui “troppa informazione, diventa disinformazione”. Il giornalista, cresciuto professionalmente nell’epoca d’oro dei giornali cartacei, si augura un futuro in cui digitale e cartaceo convivano, lasciando a quest’ultimo la responsabilità dell’approfondimento e della qualità. “Bisognerà investire sulle persone, ormai tutti abbiamo accesso alle stesse informazioni, la differenza la fa chi le manipola, come due chef che con gli stessi ingredienti fanno due piatti completamente diversi”.
Sono intervenuti alla conferenza, anche Riccardo Costantini, Marcello Foti e l’avvocato Michele Lofoco, che ha affrontato la spinosa questione dei diritti legati all’immagine e all’informazione.
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