Cercasi disperatamente papà Freud

“E’ una commedia romantica, sentimentalmente al femminile, sulle differenze in amore e sulla difficoltà di accettarle”, così il regista Paolo Genovese parla di 'Tutta colpa di Freud'


“E’ una commedia romantica, sentimentalmente al femminile, sulle differenze in amore e sulla difficoltà di accettarle”. Così il regista Paolo Genovese presenta Tutta colpa di Freud, costato 6 milioni, distribuito in 400 copie da Medusa il 23 gennaio, e sceneggiato insieme a Paola Mammini  – “Mi ha illuminato sui personaggi femminili” – e Leonardo Pieraccioni, di cui peraltro Genovese ha firmato la sceneggiatura del suo ultimo film, Un fantastico via vai.
Tutta colpa di Freud è una commedia che affronta con leggerezza, senza essere superficiale, le eterne questioni di cuore, alternando momenti divertenti e momenti seri. “Oggi da noi si punta solo sui film comici, la commedia latita, i festival ci credono poco e anche i critici conservano ancora molti pregiudizi”, sottolinea Genovese.

Protagonista è Marco Giallini, nei panni di uno psicoanalista tollerante e razionale, alle prese con i disastri sentimentali delle tre figlie, tra i 18 e i 30 anni, che cerca di aiutare con poco successo. Francesco, divorziato dopo essere stato abbandonato dalla moglie anni prima, deve fare i conti anche con la sua lunga solitudine affettiva che finalmente pare interrotta dall’apparizione di un’elegante e raffinata donna borghese, Claudia/Claudia Gerini, spesso incontrata nel quartiere dove abita. “Francesco è una bellissima persona, che mi piacerebbe avere come amico. E’ pacato, si arrabbia solo due volte e neppure troppo, e ha una goffaggine che non è mia”, afferma Giallini.

Tocca a papà Freud, cioè allo psicoterapeuta, provare a mettere sulla giusta carreggiata queste tre figlie che sbandano. Ci riuscirà? “Abbiamo pensato a diversi finali, scegliendone poi uno aperto che induca lo spettatore a riflettere sul ‘che cosa io avrei fatto?’ ”.risponde il regista.

La maggiore delle tre figlie, Marta/Vittoria Puccini, è una libraia capace di innamorarsi  dei personaggi dei romanzi più amati e nella realtà di uomini sbagliati, fino all’imprevedibile incontro con Fabio/Vinicio Marchioni, un ladro di libretti d’opera, di cui è appassionato, introverso e sordomuto. “Lo sguardo, la fisicità, i gesti hanno preso il posto delle parole nel loro rapporto ed è stato quasi magico riscoprire il silenzio”, spiega la Puccini. E il regista aggiunge quanto sia stato importante il contributo dell’Associazione italiana sordi durante la lavorazione del film.

Sara/Anna Foglietta è una gay che lascia New York dopo l’ennesimo fallimento amoroso e torna a Roma con l’intenzione di diventare ora eterosessuale. Trovare l’uomo giusto per questa donna positiva e un po’ dissociata non è facile, finché non arriva improvviso il colpo di fulmine per Luca/Daniele Liotti. “L’idea è quella di raccontare la diversità dal punto di vista del genitore, perché a parole siamo tutti democratici”, spiega Genovese.  “Certo è più semplice pensare a un eterosessuale che diventa omosessuale che non il contrario – aggiunge Anna Foglietta – Questo insolito percorso assegna al mio personaggio il diritto alla felicità indipendentemente dall’orientamento sessuale, perché quando si tratta di amore siamo tutti uguali”.

Emma/Laura Andriani è una 18enne, all’ultimo anno di liceo, che ha perso la testa per il 50enne Alessandro/Alessandro  Gassmann, un uomo immaturo, coetaneo del padre, a cui Emma vuole un gran bene senza però riuscire ad avere un rapporto tranquillo e soddisfacente. La scelta di questo personaggio femminile è avvenuta dopo un lungo casting, “cercavo una ragazza insieme provocante e innocente, che avesse questo difficile equilibrio tra i due estremi”, chiarisce il regista.

Il film è ambientato nel cuore di una Roma solare e accogliente, fatta di splendide serate estive, tra Campo de’ Fiori, via dei Coronari, piazza Navona. “Amo molto la mia città e soprattutto il centro che non è stato abbastanza raccontato, ci sono vie che spesso non vengono mostrate, scorci meravigliosi – dice ancora l’autore – certo non è facile girare nel cuore della capitale, credo che Woody Allen abbia scontato le difficoltà dei permessi”.

E l’AD di Medusa, Giampaolo Letta, aggiunge che forse proprio la Roma così ben fotografata ne La grande bellezza “è stato l’elemento forte e caratterizzante del successo del film negli Usa. Dovremmo valorizzare di più quello che abbiamo sotto gli occhi e che spesso diamo per scontato”.

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20 Gennaio 2014

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