Centro Histórico di Aki Kaurismäki, Pedro Costa, Victor Erice e Manoel de Oliveira ha aperto oggi, in prima mondiale, la sezione CinemaXXI, nuova linea di programma che il Festival di Roma dedica all’esplorazione delle nuove correnti e dei nuovi linguaggi del cinema mondiale. Film a quattro voci, è stato realizzato nell’ambito dei progetti sviluppati per “Guimarães 2012 Capitale Europea della Cultura“.
La storia della città portoghese è collegata alla costruzione dell’identità nazionale e alla lingua nel dodicesimo secolo, con un centro medievale che risale al 10°. Dal 21 gennaio la città ha dato il via all’Anno Europeo della Cultura, con oltre 600 eventi e 200 laboratori incentrati sui valori di “Città”, “Cittadinanza e Partecipazione” e “Dimensione Europea”.
Il quartiere storico di Guimarães, protetto dall’UNESCO dal 2001, è l’investimento più riproduttivo e duraturo della città. Proprio qui si ambienta il primo episodio del film, O Tasqueiro, scritto e diretto da Aki Kaurismäki, che narra con delicatezza un giorno nella vita di un barista solitario. Il secondo, Lamento da Vida Jovem, è stato affidato a Pedro Costa, autore di Ossos (premiato a Venezia nel 1997 per la migliore fotografia), Nella stanza di Vanda (in Concorso al Festival di Locarno nel 2000) e Memories realizzato con Eugène Green (premio speciale della giuria al Festival di Locarno del 2007). Nella parte da lui scritta e diretta, il regista portoghese ripropone la figura del capoverdiano Ventura, già protagonista di Juventude em Marcha, nello spazio surrealista di un ascensore che diventa un luogo di confronto con la memoria. Victor Erice – il regista de Lo spirito dell’alveare, El sur e El sol del membrillo, premiato dalla critica al Festival di Cannes – ha invece scritto e diretto il segmento Vidros Partidos, nel quale mostra i locali della ex fabbrica di filatura e tessitura di Rio Vizela, una delle più grandi industrie tessili in Europa, fondata nella metà del XIX secolo e chiusa nel 2002. Manoel de Oliveira infine – l’unico non presente a Roma, per ovvie ragioni d’età – è al timone dell’episodio conclusivo O Conquistador, Conquistado. L’intervento dell’ultracentenario regista racconta con ironia di una nuova “conquista”, ovvero quella del centro storico di Guimarães ad opera di un gruppo di turisti.
Con la sua natura sfaccettata eppure coerente, dove per ciascun autore si riconoscono i temi che gli sono da sempre propri e cari, Centro Histórico rappresenta un ritratto esauriente di ciò che potrebbe definire il concetto di “cinema europeo”: “Senza alcuna presunzione – dichiara Erice – noi autori del film apparteniamo a una famiglia di cineasti che potremmo definire squisitamente europea, al di là delle nostre frontiere nazionali, ci accomunano alcuni temi come il senso di solitudine e le atmosfere crepuscolari. Sapere che Aki e Pedro sarebbero stati della partita per me è stato determinante. Poi il regista si sofferma in particolare sul suo episodio, basato principalmente su interviste ai lavoratori della fabbrica: “Metto sullo stesso piano fiction e documentario – racconta – proprio de Oliveira ha dichiarato che il cinema è ‘il fantasma della realtà’. La differenza per me sta, nel caso, tra reportage e documentari. E’ stato determinante trovare una fotografia delle mense di questa filanda che è stata una nave ammiraglia del settore, nel 19mo secolo. Non c’è stata alcuna ricostruzione, il refettorio era già lì. Ho sforato di qualche minuto, doveva essere un film di 30 minuti, sono diventati 35. Ho voluto conoscere i veri lavoratori della fabbrica e ho raccolto i loro ricordi e le loro memorie, le testimonianze dirette, tipiche del reportage, che ho trasformato in testo, un testo che ho scritto con gli operai stessi. E poi ho provato con loro, come si fa con gli attori. Non volevo fare un film su di loro, ma un film con loro”.
Meno loquace, ma simpaticamente ironico, Kaurismaki. Sul turismo: “Beh, nel locale del mio protagonista non c’è nemmeno un cliente, quindi si può dire che di turismo non ne parlo”. Sulle molte voci europee dietro al progetto: “Altro che polifonia – scherza – l’Europa è una catastrofe”. L’episodio di Costa si ambienta interamente nell’angusto spazio di un ascensore, dove tornano i suoi temi: la claustrofobia, i fantasmi, il sonnambulismo. “Non mi sono spostato dai posti dove lavoro di solito – racconta il regista – solitamente giro in un piccolo centro vicino Lisbona e ho chiesto di poter realizzare il corto lì. Nessuno ha avuto nulla in contrario”.
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