“Centoquaranta, la strage dimenticata” vince a Bellaria

Vincitore della 32/a edizione del festival è il documentario che ripercorre la tragedia del Moby Prince tra manomissioni, depistaggi e inquietanti scoperte


BELLARIA –  E’ Centoquaranta. La strage dimenticata di Manfredi Lucibello, che ripercorre la tragedia del Moby Prince tra manomissioni, depistaggi e inquietanti scoperte, il documentario vincitore della 32/a edizione del Bellaria Film Festival, diretto quest’anno per la prima volta da Simone Bruscia e Roberto Naccari, soddisfatti “di essere riusciti a creare un modello di Festival, seppur fedele al glorioso passato, ma attento alla varietà degli stili e dei linguaggi cinematografici”.

Il film di Lucibello si è imposto sugli altri “per la sua capacità di trasformare con originalità e forza uno dei tanti misteri d’Italia nell’incubo, più universale, dell’impossibilità di raggiungere la verità”, secondo la giuria del Concorso Italia Doc composta da Mario Balsamo (Presidente), Martha Capello, Agostino Ferrente, Pinangelo Marino e Giovanni Piperno. Due, poi, le Menzioni Gianni Volpi, andate a Il Segreto di Cyop&Kaf “per l’immediatezza della narrazione e dello sguardo su un gruppo di ragazzini napoletani, mossi dal desiderio di identità e spirito di appartenenza della loro città” e a Dal profondo di Valentina Zucco Pedicini “per la costruzione della narrazione e la potenza delle scelte espressive, capaci di raccontare l’orgoglio e la fatica a del lavoro dei minatori, con la forza delle immagini e dei suoni”.

La giuria del nuovo Concorso Casa Rossa Art Doc – presieduta da Marco Bazzocchi e composta da Ermanno Cavazzoni, Chiara Lagani, Cesare Malfatti e Valentina Vannicola – ha assegnato il Primo Premio a My name is Janez Janša, opera di tre artisti che decidono di cambiare ufficialmente e legalmente i loro nomi assumendo tutti e tre quello del primo ministro sloveno, Janez Janša, noto per la sua intransigenza nel controllo del potere politico. Una menzione speciale è stata assegnata a The Column, in cui l’artista Adrian Paci descrive il viaggio di un blocco di marmo e la sua mutazione, “un film pulito, nitido come la colonna di marmo che ne è protagonista – sottolinea la giuria nella motivazione -. Un documentario sulle radici artigianali dell’arte che è al contempo un film d’arte di alta ricercatezza formale”.

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03 Maggio 2014

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