Causeway: la migliore Lawrence è indipendente

Presentata in concorso nella sezione Progressive Cinema l’opera prima di Lila Neugebauer con Jennifer Lawrence e Brian Tyree Henry


Lynsey (Jennifer Lawrence) fa fatica a muoversi, a parlare e a compiere tutta una serie di gesti quotidiani, come allacciarsi le scarpe. È così che ci viene presentata, inerme e triste. Affronta una lunga riabilitazione, migliora – quantomeno fisicamente – e torna a casa, a New Orleans, da una madre che non sembra avere troppo tempo per lei, presa com’è dalla propria vita. Quando la turbina del vecchio pick-up della madre si rompe, Lynsey lo porta ad aggiustare nell’officina di James (Brian Tyree Henry). Tra i due si innesca subito qualcosa, che non ha a che fare con l’attrazione fisica e il sesso, ma con l’allineamento su una stessa frequenza, quella della sofferenza silente. 

C’è, nel nucleo incandescente di entrambi, un trauma insuperato. Lynsey è una militare che ha avuto un’emorragia cerebrale dopo un attentato in Afghanistan. Un incidente stradale sul ponte Causeway, invece, ha portato via a James il nipotino e una parte della gamba.  

Causeway è l’opera prima di Lila Neugebauer, trentasettenne apprezzatissima regista teatrale statunitense, prodotta dalla stessa Jennifer Lawrence. È un film sul graduale recupero da un dolore inestirpabile. Sul ricominciare. Se vi sembrano le premesse di un film che avete già visto, è così. Causeway, in concorso nella sezione Progressive Cinema, non vuole essere un’opera di rottura. Non vuole nemmeno mettere sul tavolo delle nuove carte. Vuole, semmai, affermare che certe storie devono continuare a essere raccontate. Uscirà su Apple+ il 4 novembre, ed è esattamente quel prodotto medio (in termini di budget e pretese) che è sempre più difficile immaginare in sala, ma che è perfetto per i vari servizi streaming.

Certo è un po’ troppo convenzionale, ma ci sono almeno tre elementi davvero buoni. Innanzitutto le interpretazioni di Lawrence e Tyree Henry, che rendono i personaggi vividi e vivi, e che trovano un’armonia speciale, quando sono in scena insieme. Il talento di Lawrence non è certo una novità, ma qui c’è la conferma che è in questo genere di film con un mood indipendente (e nei quali è tutt’altro che tirata a lucido) che dà il meglio. I personaggi funzionano così bene anche grazie ai dialoghi, che scivolano via leggeri, talvolta ironici, talvolta più gravi, ma sempre ben misurati (scena del litigio a parte, che arriva puntualmente verso la fine del secondo terzo del film, e che è davvero troppo prevedibile). Infine la capacità di Neugebauer di creare immagini “giuste” grazie alle quali si può intuire qualcosa in più di quanto si sta guardando – un umore, un cambiamento interno ai protagonisti, una presa di coscienza. 

Certo queste intuizioni registiche rimangono ancora solamente accennate, e sembra che Neugebauer debba capire come dosarle e ripartirle equamente lungo tutto il film, ma se questo è solo l’inizio, non è difficile immaginare che non le sarà poi così difficile riuscirci. 

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15 Ottobre 2022

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