E’ protagonista di un sensuale menage a trois in Il giardino dell’Eden nei panni di Marita, ricca e capricciosa aristocratica italiana che incontra una coppia di sposini in luna di miele e inizia a provocarli. Accanto a Caterina Murino troviamo Jack Huston, giovane scrittore di successo che lotta per controllare le sue emozioni e Mena Suvari, moglie curiosa e disinvolta sempre alla ricerca di nuove esperienze erotiche. Primo film in cui l’attrice si concede a scene di nudo, Il giardino dell’Eden è tratto dal romanzo postumo di Ernest Hemingway e diretto da John Irvin: “La prima cosa che ho detto a Caterina riguardava il rispetto: le ho assicurato che non le avrei mai chiesto né l’avrei mai forzata a fare qualcosa che riteneva sbagliata”.
Un ruolo di forte sensualità in cui si si concede per la prima volta a scene di nudo.
Ho avuto dei problemi ad accettare questo film. Ammetto di aver letto inizialmente il copione e il libro in maniera superficiale e di essere andata all’incontro fissato con il regista convinta di rifiutare la parte. Mi è bastato parlare con lui per un’ora per lasciarmi coinvolgere dal suo entusiasmo e cambiare idea sulle scene di nudo nel film: continuo a trovarle insopportabili quando gratuite, ma sono convinta non sarebbe stato possibile rendere il senso del film senza spogliarmi. Negli anni in cui la storia è ambientata, il 1926, era in corso un’importante rivoluzione dei costumi sessuali e mostrare il mio corpo è stato funzionale all’esprimere la ricerca di un nuovo modo di affrontare l’erotismo.
Durante il film la tensione erotica tra i protagonisti rimane alta, come è stato possibile riuscire a rendere il livello di morbosità sempre crescente, superando anche facili imbarazzi?
La produzione del film ha fatto in modo che noi protagonisti ci conoscessimo bene prima di iniziare le riprese: siamo stati relegati per qualche tempo in un bellissimo ma isolato Resort vicino al set di Alicante e così siamo diventatati molto complici, cosa che ci aiutato poi sul set. La regia di Irvin in seguito è stata magistrale, estremamente professionale e dotata di una classe che contraddistingue il cinema inglese.
Il rapporto sul set con l’autore?
E’ un regista favoloso che non sta mai vicino al monitor, dove è possibile vedere soltanto i volti degli attori, ma solo dietro la camera da presa. Per lui è importante cogliere come vibra l’insieme del corpo nel vivere le emozioni, non mettere a fuoco solo ciò che il volto riesce ad esprimere. Durante una scena sulla spiaggia in cui credevo di non essere ripresa, avevo bisogno di stemperare la tensione prima di entrare in scena. Avevo allora raccolto delle pietre dalla sabbia e le stavo muovendo tra le mani: questo gesto istintivo è diventata l’unica inquadratura che Irvin ha scelto per quella scena.
Questo film conferma la vocazione internazionale della sua carriera.
La mia carriera è stata diretta sempre dal caso: il mio primo film, Nowhere di Luis Sepúlveda, era un coproduzione spagnola, il secondo, L’Enquête Corse, era francese. Mi sono ritrovata poi a vivere a Parigi che è al momento il fulcro di tutto il cinema europeo e questo mi ha dato una grande visibilità internazionale. Ammetto però di dover essere anche grata al mio ruolo nell’ultimo episodio della saga di James Bond, in cui Irvin mi aveva notato anche se pensava fossi troppo alta per Il giardino dell’Eden. Quando ci siamo incontrati ha capito che era tutto un effetto scenico derivante dalla posizione, dal basso verso l’alto, con cui venivo ripresa.
Periodicamente torna a calcare la scena teatrale: nostalgia del primo amore o cosa?
Ho iniziato otto anni fa con una scuola di teatro e con vari ruoli per lo più tratti da opere letterarie. Ancora oggi cerco di alternare il cinema al teatro, soprattutto dopo un film impegnativo, che richiede magari lunghe tournée promozionali come è stato Casino Royale. Ho bisogno di rigenerarmi e riappropriarmi del mio lavoro e riesco a farlo solo a teatro, dove il contatto con il pubblico è immediato e totale e il personaggio che devo interpretare sviluppa tutti i suoi stati d’animo nell’arco di una sola serata.
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