È lo scrittore, sceneggiatore e regista francese Emmanuel Carrère l’ospite attorno a cui ruoterà il programma della terza edizione dell’evento primaverile del Festival del film Locarno (19 – 22 marzo). A Carrère, creatore poliedrico e sperimentatore di forme, il Festival ha chiesto di comporre un programma fatto di proiezioni e incontri che svelino il suo immaginario creativo, indagando il rapporto tra scrittura e cinema. Emmanuel Carrère (Parigi, 1957) inizia la sua carriera come critico cinematografico scrivendo per Positif e pubblicando una monografia su Werner Herzog. Il suo esordio come romanziere risale agli anni ’80 con L’Amie du jaguar (1983). Nel 1986 esce Baffi, da cui ha tratto il suo secondo film da regista, L’amore sospetto, presentato nel 2005 alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Il suo debutto alla regia data invece del 2003 con Retour à Kotelnich, selezionato alla Mostra di Venezia nella sezione Nuovi territori. La sua intera produzione letteraria è stata pubblicata in tutto il mondo riscuotendo un importante successo di critica e pubblico: La settimana bianca (1995), L’avversario (2000), Vita come un romanzo russo (2007), Vite che non sono la mia (2009) e Limonov (2011), vincitore del premio Renaudot. Fra i suoi lavori figurano infatti anche numerose sceneggiature per film e serie-tv, tra cui Les Revenants (2012) dalla cui esperienza prende il via il suo ultimo romanzo, Il Regno (2014), incentrato sul cristianesimo delle origini. L’opera, a cui è stato attribuito nel mese di settembre il premio letterario di Le Monde, sarà edita nella sua versione italiana da Adelphi e disponibile a partire dal 26 febbraio.
Carlo Chatrian, direttore artistico del Festival del film Locarno, ha dichiarato: “Nel corso della sua ricca carriera – tuttora in evoluzione – Carrère ha adottato diversi stili e linguaggi, chiedendo tecniche in prestito di volta in volta al cinema e alla letteratura. La sua volontà di scavalcare d’un passo gli steccati e di interpellare il fruitore in modo diretto ce lo rende vicino: i suoi libri assomigliano a dei progetti di film da farsi, con il loro approccio “documentaristico” risuonano rispetto alle opere che a Locarno spesso ospitiamo e rilanciamo. Di qui il desiderio di chiedergli di essere a Locarno per incontrare giovani cineasti in una serie di laboratori. Di più, incontrandolo ci è venuta voglia di pensare insieme a lui a una concezione diversa della manifestazione che sia più organica rispetto al tema e agli obiettivi prefissati. L’edizione 2015 de L’immagine e parola non è semplicemente dedicata a lui, ma è composta da Carrère stesso, che ne ha curato il programma quasi fosse una possibile estensione del suo universo”.
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