BARI. “Un regista sicuro sul set e molto esigente nella fase di edizione del film tant’è che non voleva portare alla Mostra di Venezia 2013 il suo ultimo lavoro Che strano chiamarsi Federico”. Il fautore dell’idea produttiva di quel film, l’AD e presidente di Luce Cinecittà Roberto Cicutto, ricorda con affetto e stima Ettore Scola nell’incontro promosso dal Bif&st alla libreria Feltrinelli e condotto dal critico e studioso del nostro cinema Jean Gili, presente anche il distributore Valerio De Paolis.
“Tutto cominciò con Felice Laudadio che mi chiese, in vista dell quarta edizione del Bif&st, di realizzare come Luce Cinecittà, per il ventennale della scomparsa di Federico Fellini, un film di montaggio con materiali dell’Archivio Luce e delle Teche Rai. Mi trovavo al Lido di Venezia e incontrando per caso Scola, pensai che sarebbe stata una bella cosa averlo come regista. Non disse sì, ma notai un accenno di esitazione che poteva bastarmi”, racconta l’Ad di Luce Cinecittà. Qualche giorno dopo Scola chiamò Cicutto: era disponibile purché non si facesse nulla di celebrativo del suo rapporto con Federico.
La formula scelta è quella del diario, la location è lo storico Teatro 5 di Cinecittà con scenografie evocative, e al suo fianco i collaboratori di sempre: il compositore Trovajoli, il direttore della fotografia Tovoli, il montatore Crociani, lo scenografo Ricceri e il truccatore Freda.
“Prima d’allora non l’avevo conosciuto per ragioni professionali – afferma De Paolis – Apprezzavo il suo cinema così personale, affettivo e empatico con i personaggi e il mondo raccontati. Ti sembra di conoscere Scola, perché i suoi personaggi, romani o della provincia, mettono in scena lui stesso”. Per Cicutto è stato un regista che accoglieva i suggerimenti per le strategie distributive, un grande professionista che sul piano artistico ha fatto sempre quello che voleva grazie a collaboratori storici, ma accettandone anche di nuovi.
“Nella fase di distribuzione del suo ultimo film si è messo gentilmente a disposizione, mantenendo una distanza – aggiunge De Paolis – Era tranquillo, a differenza dei molti registi ansiosi, che chiedono riunioni interminabili. Non distaccato, ma tranquillo, forse una disposizione empatica che aiuta gli altri a lavorare meglio”.
Il film ha fatto una sua buona carriera in Italia, considerando quanto poco siano visti i documentari di cinema, ma De Paolis si aspettava tuttavia un maggior esito. Soddisfatto Cicutto perché Che strano chiamarsi Federico è un evergreen, un film senza limiti d’età che può essere riproposto sempre, per esempio in una rassegna come ‘Cinema&Storia” realizzata a Roma o in un corso di formazione d’insegnanti.
Un po’ sorpreso De Paolis per la grande manifestazione di affetto per Scola da parte di tanti alla Casa del Cinema di Roma. “Non è stata la stessa cosa per Risi o Monicelli. L’umanità di Scola ha creato un sedimento, i suoi personaggi ti fanno affezionare al regista”. Gili ricorda che in quei giorni la titolazione di tutto un numero del quotidiano Libération richiamava la trasformazione ironica dei titoli dei suoi film. “Scola è apprezzato dai francesi perché li aiuta a capire un paese come l’Italia che ritengono un po’ misterioso”.
Alla fine dell’incontro, a parte la bravura e intelligenza artistica, emergono la sua ‘buona educazione’, la generosità, la solidarietà e soprattutto la fuga dalle celebrazioni pubbliche, qualità condivise con Marcello Mastroianni. “Il finale del film, con la fuga improvvisa di Fellini dal suo funerale inseguito dai carabinieri, è stato un evidente richiamo da parte di Scola su come comportarsi una volta scomparso”, conclude Cicutto.
L’attore è il protagonista, con Valentina Cervi, Vitaliano Trevisan e Elena Radonicich, di Senza lasciare traccia, esordio di Gianclaudio Cappai presentato al Bif&st nella sezione Nuove Proposte e prossimamente nelle sale il 14 aprile. “Il film è nato dopo un viaggio con un’amica colpita dal cancro che mi confidò la convinzione che la malattia era dovuta a un evento traumatico vissuto anni prima. Da qui sono partito per costruire una giornata particolare di cui è protagonista Bruno”, spiega il regista
Il film di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio protagonista e tratto dall’omonimo romanzo noir di Giuseppe Ferrandino, è prodotto insieme ai fratelli Dardenne dalla Buena onda, la casa di produzione di Golino, Scamarcio e Viola Prestieri. Al momento l'attrice e regista è impegnata nella stesura della sua seconda opera, una storia con protagonisti due uomini, insieme a Francesca Marciano e Valia Santella. Polemica sulle nomination dei David: "Peccato che ci sia solo la mia candidatura, Il film di Gaudino merita di più"
Il direttore Laudadio annuncia anche "la retrospettiva di un grande attore, magari anche regista, o di un’attrice americani viventi”. Edizione 2017 nel segno della tutela dell’ambiente: previsti incontri e conversazioni su cinema e scienza, “saranno con noi scienziati, fisici, matematici, personalità della cultura e il cinema denuncerà la distruzione della bellezza e dell’ambiente”. Tornerà inoltre la sezione internazionale del Festival con una quindicina di titoli. Presto il gemellaggio con il Festival del cinema italiano di Annecy
L'attore romano premiato dal Bif&st per Un posto sicuro dell'esordiente Francesco Ghiaccio sulla fabbrica di morte Eternit. Un film drammatico ma positivo per Colangeli che mostra la possibilità di riscatto che ognuno ha dentro di sé: “Quando ho girato a Casale Monferrato, ho trovato una grande coesione ideale in quel dramma collettivo. Si spende molto in dolore, ma si ricevono in cambio consapevolezza e senso civico, le grandi tragedie aiutano a cambiare il punto di vista”. Premiati Due euro l'ora e The Plastic Cardboard Sonata