Carlos Saura e la poetica delle cose di Renzo Piano

Il documentario Renzo Piano: The Architect of Life, in sala con I Wonder in autunno, racconta l’uomo che rappresenta nel mondo l’eccellenza italiana di un’architettura sociale e umanistica


BOLOGNA. “La téchne e la poetica delle cose vanno a braccetto e l’obiettivo è creare luoghi per stare insieme e durare nel tempo. E la luce è una materia straordinaria per costruire”. Nel documentario Renzo Piano: The Architect of Life diretto da Carlos Saura, presentato in anteprima mondiale al Biografilm Festival, così si racconta l’uomo che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo grazie a progetti che testimoniano creatività e ricerca proiettate verso un’arte sociale e umanistica. L’87enne popolare regista spagnolo, che, a Bologna ha ritirato il Celebration of Lives, ha in cantiere due progetti: un musical da girare in Messico intitolato El rey de todo el mundo e il biopic Picasso y el Guernica.

Il suo documentario Renzo Piano: The Architect of Life segue passo dopo passo la progettazione e la realizzazione del Centro Botín delle arti e della cultura a Santander, in Spagna, pensato nel 2011 e inaugurato nel 2017. Il racconto dei momenti decisivi dell’intera macchina creativa s’intreccia con le riflessioni e la filosofia architettonica di Renzo Piano. Ci sono allora le riunioni ristrette nelle quali il progetto viene illustrato da Piano ai committenti, quelle che scandiscono la sua realizzazione, con l’eterno problema dei tempi e dei costi preventivati da rispettare. Ci sono gli incontri pubblici con le associazioni e i cittadini di Santander che a volte manifestano resistenze, proteste e contrarietà al progetto. Ci sono le immagini del Centro Botín che prende lentamente forma fino all’inaugurazione accompagnata dai fuochi d’artificio.

E ci sono le conversazioni sulla funzione dell’architettura e dell’arte in generale con il regista Saura che parla di “un incontro fantastico, considero Renzo un grande amico e concordo con lui su molte questioni. Credo che la sfida estetica di Piano è stata quella di realizzare un’opera nel contempo personale e nella quale si riconosca, sia una struttura ben accettata e vissuta dalla comunità”. Il Centro Botín è un edificio di vetro e acciaio affacciato sulla baia di Santander e sospeso nell’acqua, che ha restituito alla città la vasta area portuale di un tempo. “Quando progetti un edificio dove la gente si sente a suo agio, vai contro la barbarie – afferma Piano – Noi architetti e voi registi siamo cercatori di pepite e perle e questa bellezza può salvare il mondo”. Piano ricorda che una volta a Parigi il regista Roberto Rossellini, allora interessato alla  realizzazione del Centro Georges Pompidou, gli disse “Per capire se hai lavorato bene, guarda l’edifico che hai progettato nello sguardo delle persone”.

Saura ha seguito questo progetto dal suo concepimento alla sua inaugurazione ufficiale, “è qualcosa che avevo già fatto in altri miei film come in Tango, Carmen e Io, Don Giovanni. E’ stato affascinante seguire, testimoniare questo processo dagli inizi alla fine. In questo caso non ho dovuto inventare nulla, non sono ricorso alla mia immaginazione, mi sono permesso il lusso di seguire fedelmente quello che accadeva. Perciò questo film è un documentario puro”. Ma quale idea il regista si è fatto di Renzo Piano? Per Saura è un romantico che crede che l’arte e la cultura possono cambiare il mondo. “Non so fino a che punto la bellezza faccia questo miracolo, sono un po’ scettico, ma resto affascinato da questo pensiero di Renzo”.

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