Carlo Verdone


Un’occhiata a un soggetto scribacchiato su un pezzo di carta e ventiquattro ore dopo Carlo Verdone aveva già firmato il contratto con i due semi-sconosciuti fratelli Manetti. Così il regista e attore romano a cinquant’anni ha deciso di dare una svolta alla sua vita professionale e di produrre Zora la vampira, recitando per due giovanissimi registi alla loro prima grande esperienza.

Come è nata questa fiducia nei Manetti bros?
Ci eravamo conosciuti per il video del cantante Alex Britti e il lavoro che avevano fatto mi era piaciuto molto. Da lì è nata una simpatia che è diventata subito amicizia. Poi c’è stato l’incontro fatale: quando ho letto il soggetto buttato giù alla meglio ho sentito subito una scossa di adrenalina. Una sensazione della quale avevo bisogno, che mi ha dato nuovi entusiasmi, una carica decisiva e non ho avuto più dubbi. Ho dato loro carta bianca e il risultato è un fumetto colorato, dove c’è cultura, energia, linguaggi di periferia: insomma una favola.

È stato impegnativo entrare nei panni del produttore?
Questo è stato un film difficile, con effetti speciali, dieci settimane di ciak notturni, riprese studiate una per una. Ma non ho voluto fargli mancare niente. D’altronde io devo tutto a Sergio Leone, che nel 1978 investì 350 milioni in Un sacco bello. Come lui ho voluto mettere al servizio di questi ragazzi la mia esperienza e le mie capacità. Ma non è un modo per rendermi importante, io faccio solo il tifo per loro.

Un feeling che darà altri frutti?
Lavoreremo insieme anche nel mio prossimo film che uscirà nell’ottobre del 2001. E anche questa volta si è creato subito un accordo particolare: sono bastati quattro pomeriggi scarni e abbiamo già buttato giù delle cose molto buone. Sarà un lavoro nuovo, un fuoco d’artificio che spiazzerà il pubblico. Ora mi sento molto carico, come se avessi imboccato una traiettoria nuova.

autore
12 Settembre 2000

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