Il 17 novembre ha compiuto cinquant’anni. Come lui, un’intera generazione di cineasti hanno appena toccato, o stanno per toccare, la medesima boa: Gabriele Salvatores, Maurizio Nichetti, e fra poco Benigni e Moretti. E’ quello che chiamavamo il “giovane cinema italiano”.
Chissà come affrontano, ciascuno a suo modo, l’”esame di maturità”. Se in loro sta cambiando qualcosa, se è già cambiato. In che cosa sono ancora ragazzi. In che cosa lo saranno sempre. Lo chiediamo a Carlo Verdone, splendido cinquantenne da pochi mesi. In un pomeriggio di quasi primavera, parla del suo prossimo film, che chiude un ciclo, per sempre. Parla del film che girerà dopo, nel 2002, il più ambizioso.
Verdone, sicuramente c’è un nuovo film in partenza. Di che cosa si tratta?
In realtà sono due i film che sto scrivendo. Ma il primo che girerò sarà il più comico, e insieme sarà un addio. Il mio ultimo film con le caratterizzazioni. Dico addio a tutti i personaggi che ho interpretato. Una specie di carrellata di vecchi e nuovi mostri della società italiana. E saranno tutti personaggi nuovi. Solo uno di loro arriva da lontano, da Un sacco bello: è il candido, quello che andava a Ladispoli….
E che cosa fa, oggi, il “candido”?
Ha cinquant’anni anche lui, si è fatto una famiglia. E vede un mondo tutto cambiato. E’ il mondo degli altri episodi, dove entreranno di prepotenza internet, gli sms, le chat line. E vedremo i difetti di una società mostruosa come quella nostra.
Quando inzierà a girare? Produzione Cecchi Gori, come sempre?
Inizierò dopo Ferragosto, per uscire nel gennaio prossimo. A Roma, in pianura padana, forse a Mantova, in Campania, e anche – per una scena – sugli Appennini. Produzione Cecchi Gori: finisco un contratto che avevo con Vittorio, e poi chissà….
“Chissà” in che senso?
Il domani non è sicuro per nessuno. Sono stati anni di soddisfazioni, anni esaltanti. Ma io ho in mente un progetto, che sarà il mio più ambizioso. Dopo aver dato l’addio al cinema dei personaggi, voglio tracciare una storia corale. La storia di una famiglia, con tutte le sue diramazioni. Le ipocrisie, i falsi moralismi. Con toni dolceamari. Un po’ come Compagni di scuola, ma più ampio. Dove io sarò solo uno dei tanti attori. Quello che Muccino ha fatto con i trentenni nell’Ultimo bacio, vorrei farlo io con quelli della mia generazione.
Dice “chissà” per il futuro perché ha avuto altre proposte?
Dico “chissà” perché quando sono stato a New York, a fare vedere Sono pazzo di Iris Blond, subito è venuto un produttore a offrirmi di fare un film e due soggetti. Non so che cosa succederà, ma intanto sono cose che fanno piacere. Vedremo.
Defilarsi come attore vuol dire voler diventare, nei prossimi anni, regista a tempo pieno?
Sì. Mi preparo a questo distacco. Che non mi provoca dolore, ma mi entusiasma. Non vedo l’ora di fare il regista. Quando sei attore nel tuo film, sei anche un ingombro a te stesso. Voglio essere libero di raccontare le storie che voglio.
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