Carlo Mazzacurati


Carlo Mazzacurati è di casa a Venezia, in passato ha partecipato dal 1988 quattro volte al Concorso e 10 anni fa ha vinto il Leone d’Argento con Il toro, interpretato da Roberto Citran, premiato con la Coppa Volpi. Che il suo L’amore ritrovato sia Fuori Concorso non è poi imprevisto, vista la non trascurabile presenza italiana nella L'amore ritrovatocompetizione.E ancora una volta Mazzacurati guarda alla provincia, a quell’Italia minore e periferica che più volte ha raccontato a cominciare dal suo esordio Notte italiana.

E’ il litorale toscano, nel decennio 1936/1946, lo scenario per l’impossibile storia d’amore tra un uomo sposato, padre di un bambino, interpretato da Stefano Accorsi e una giovane donna, Maya Sansa, che lo ama con intensa passione, sfidando le convenzioni del tempo. Il film, una coproduzione italo-francese (Bianca films-Pyramide Productions), uscirà nelle sale il 17 settembre distribuito da Medusa

Il film è liberamente tratto da ”Una relazione” di Carlo Cassola?
Cassola, insieme con Bassani, è stato uno scrittore umiliato e offeso dalle avanguardie letterarie, a cominciare dal Gruppo ’63, che lo definivano la ‘Liala al maschile’. Avevo letto e apprezzato gran parte dei suoi romanzi, ma non “Una relazione”, scritto negli anni ’60. Mi ha colpito il nucleo di questa storia sentimentale vicino alla sensibilità di oggi, anzi di tutti i tempi.

Ha comunque mantenuto le coordinate storiche del romanzo.
Abbiamo rispettato l’epoca del romanzo, ma non è stato semplice. La televisione ha usurato in modo devastante la possibilità di lavorare sugli anni ’30. Ho scelto così di lavorare non sulle fotografie ma sulla pittura di allora, come il realismo magico della scuola romana. La forza del film è la semplicità dei sentimenti e nonostante i suoi riferimenti storici. Il film in fondo non ha tempo.

E i cambiamenti quali sono stati?
Il film è abbastanza diverso dal romanzo che è molto legato all’epoca storica, segnato da un forte machismo. Il personaggio di Maria nel libro è quasi un animale sacrificale, condannato a un lento spegnersi. “Una relazione” è diventato un’intuizione per raccontare l’incontro tra un uomo e una donna in un tempo lontano, ma riconoscibile.

Meglio volgere lo sguardo al passato?

Resto illuminato dai film ambientati in epoca lontanissima.

Se avessi collocato la storia ai giorni nostri, il giudizio sul presente avrebbe soffocato il film. Non ho bisogno di raccontare in modo diretto l’oggi. Se non c’è all’origine una grande idea, dibattere del nostro presente diventa autoreferenziale. Preferisco il non tempo che può diventare il tempo presente.

Il film è anche un’educazione sentimentale?
Sì. Giovanni si presenta nelle prime sequenze come un personaggio ipocrita, il trentenne eterno adolescente, disponibile all’avventura. L’intenso rapporto con Maria, e anche l’esperienza della guerra, lo trasformano.

Ha scelto da subito gli interpreti?
Appena letto il romanzo, ho pensato ad Accorsi come all’interprete più adatto, tant’è che gli ho proposto la parte un anno prima delle riprese. Più complesso il lavoro per il personaggio di Maria. Ho cercato, attraverso incontri e provini di liberarmi del suo corrispettivo, Giovanna, nel romanzo. Mi mancava qualcosa e proprio Maya Sansa con i suoi provini mi ha aiutato a capire il personaggio di Maria.

autore
08 Settembre 2004

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