Carlo Lizzani, un nome e una carriera che attraversano la storia del cinema italiano, dalla rivoluzione neorealista con Germania anno zero (1947), una delle sue prime sceneggiature, e Achtung! Banditi! (1951) fino ai nostri giorni con il film tv Maria Josè: l’ultima regina.
Compirà 80 anni domani (sarà festeggiato da Cinecittà Holding nella Sala della Protomoteca del Campidoglio alla presenza del sindaco Walter Veltroni) ma il suo addio al set è ancora lontano.
Nel cassetto ha una marea di progetti, “molti sono ancora dei sogni” precisa un po’ esitante, “ma chi ha esperienza di cinema sa che non ci sono certezze finché non si arriva alla terza settimana di lavorazione”.
Eppure “Operazione Appia Antica”, sceneggiatura tratta da un romanzo di Giulio Andreotti, è stato riconosciuto film di “interesse culturale nazionale” nel giugno 2000 e ha ricevuto un credito di oltre 3 milioni di Euro…
Si, ma dopo vari incidenti di percorso e la rinuncia di più di un produttore, sono ancora in attesa dell’ok definitivo di Rai Cinema. Solo in questo caso il mio sogno diventerà realtà. Anzi, ne approfitto per lanciare un appello alla Rai affinché tenga fede all’impegno morale che si è assunta nei miei confronti. Solo dopo procederò alla scelta del cast.
Come è nata l’idea del film?
Tutto è cominciato due anni fa. Ho scritto la sceneggiatura con Ennio De Concini, Turi Vasile e Fabio Campus. Come molti altri miei film è ambientato nel periodo attorno all’8 settembre, una fase decisiva nella storia italiana. Racconta di un giovane cresciuto in una famiglia contadina che dopo anni di seminario capisce di non aver più la vocazione ecclesiastica. Con l’aiuto di alcuni amici finisce all’ufficio informazioni del ministero della Guerra e comincia ad occuparsi di spionaggio telefonico. Insomma, è uno dei primi hacker del mondo e attraverso i suoi occhi si entra nei misteri del potere. Questo film è l’occasione per riunire i due tratti centrali del mio cinema: l’interesse per quelli che Manzoni chiamava “gli umili” e quello per le grandi figure storiche.
Come ha reagito Andreotti alla notizia?
Sono stato io a dargliela ed è molto contento.
Gli altri sogni nel cassetto?
Intanto due film tv in due puntate: uno dedicato al pugile Primo Carnera e un altro tratto da Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo. Poi mi sono autocandidato con la Miramax a dirigere un film su La porta del cielo, la pellicola girata da Vittorio De Sica durante l’occupazione nazista di Roma. Fece lavorare molti ebrei come comparse e così riuscì a metterli in salvo dalle persecuzioni. Ma, anche in questo caso, sono in attesa di risposta dalla major. Infine vorrei proseguire la mia serie di ritratti del cinema italiano con un documentario su Federico Fellini costruito con citazioni cinematografiche e della durata di 60’. Quelli su Visconti e Rossellini (leggi il dossier) sono stati venduti in 20 paesi e presentati in circa 10 festival. Sarebbe dunque logico che la Rai continuasse a produrli.
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