“A Venezia mi legano molte cose, dai primi passi, come vice critico cinematografico del quotidiano Il Popolo agli anni di Raiuno, come responsabile cinema dopo Paolo Valmarana, quindi come direttore della prima rete in un periodo in cui la Rai ha partecipato al festival con tanti film importanti”. Carlo Fuscagni, alla sua prima Mostra come presidente di Cinecittà Holding, mescola presente e passato riportando alla memoria le grandi emozioni vissute al Lido. “Soprattutto il Leone d’oro vinto nell’88 con La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi, che quest’anno sarà al festival con i corti della sua scuola Ipotesi Cinema, fondata proprio da Paolo Valmarana”. Altri ricordi, in ordine sparso: i premi raccolti da Pupi Avati con Regalo di Natale, che incoronò Carlo Delle Piane miglior attore, e da Ettore Scola con Che ora è, che vide premiati Marcello Mastroianni e Massimo Troisi; la collaborazione con Gian Luigi Rondi, Carlo Lizzani e Gillo Pontecorvo. “Ma è appassionante anche andare a Venezia nella mia nuova veste, per le tante iniziative varate da Cinecittà Holding e dal gruppo. Tanto per cominciare l’Istituto Luce porta al Lido otto film, tra produzione e distribuzione, con la punta di diamante del Mercante di Venezia, diretto da Michael Radford e interpretato da Al Pacino”.
Poi c’è l’omaggio a Troisi a dieci anni dalla morte.
Sì, proiettiamo il suo primo film, Ricomincio da tre, che fu coprodotto dalla Rai e ora è restaurato a cura della Holding. È un omaggio doveroso e commosso. A Massimo mi legano tanti ricordi personali: era un uomo timido e lo era in modo autentico, anzi si può dire che non recitasse mai. Mi è capitato di lavorare con lui sia nel varietà che al cinema e mi hanno sempre colpito la sua naturale gentilezza d’animo e la sua semplicità, che conservò anche nei momenti di maggior successo.
Momenti magici del cinema italiano, come “Il Postino”, che univa due nomi di Venezia 61, Massimo Troisi e Michael Radford, fino al podio degli Oscar. Oggi che momento è per il nostro cinema?
Mi fa piacere tornare a Venezia in una fase in cui il rilancio della Mostra appare evidente, a cominciare dalla splendida cornice disegnata da Dante Ferretti con i suoi 61 Leoni. Non è un orgoglio formale, ma l’immagine di un grande rilancio al quale concorrono non solo Müller e i suoi collaboratori, ma tutto il cinema italiano, presente con venti titoli nuovi e tanti altri nella retrospettiva sulla storia segreta del B movie. È un rilancio che potrà giovarsi della nuova legge fortemente voluta dal ministro Urbani e dall’aria nuova che si respira, in cui diventa più facile il lavoro di squadra con la partecipazione di tutti i protagonisti del cinema italiano: attori, registi e produttori. Proprio agli attori è dedicato uno spazio di approfondimento quotidiano curato da AIP.
Qual è l’immagine del nostro cinema all’estero?
Mi è capitato di prendere parte ad alcune rassegne all’estero e posso testimoniare come forte sia l’attrattiva del nostro cinema di ieri e di oggi. È un cinema capace di affermarsi anche nei nuovi mercati e nei nuovi spazi aperti dalle moderne tecnologie. In questo senso sarà importante anche il convegno organizzato dal Sole 24 ore in collaborazione con Cinecittà Holding sul cinema online, oltre la pirateria. Ma anche la riflessione sul digitale, un modo di produzione di cui la Holding è stata da sempre attiva sostenitrice.
Cosa dice ai tre italiani in concorso?
Mi fa piacere dare un affettuoso in bocca al lupo ai tre registi in concorso: è già un bell’inizio avere tre film in competizione. Non conosco personalmente Guido Chiesa, mentre a Gianni Amelio e Michele Placido mi lega anche una lunga collaborazione.
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