Carlo e Enrico Vanzina, la nostra commedia ottimista


Forse perché le inchieste e le cronache italiane degli ultimi mesi hanno superato l’immaginabile nonché la finzione artistica, così l’ultima fatica dei fratelli Vanzina, distribuito da Medusa dal 2 aprile con oltre 400 copie, sembra un po’ naif. Loro, gli inventori del film di Natale, ormai lasciato in altre mani da oltre un decennio, sottolineano di aver scelto di realizzare un film ottimista. Anche quando parlano della ‘magica Roma’ con le immagini di una purtroppo indimenticabile sconfitta con la squadra del Catania, più volte citata durante il film “in modo scaramantico”.
Il titolo della loro commedia, non cattiva e un po’ buonista, è un mix di altri due titoli famosi: La vita è meravigliosa di Frank Capra e L’amore è una cosa meravigliosa di Henry King. E mentre il Paese appare travolto da una grave crisi morale, i Vanzina ricordano che questa loro pellicola con happy end vuole dare speranza agli spettatori.
I simpatici protagonisti delle tre storie in scena sono degli italiani in fondo per bene, con le loro debolezze che li portano a corrompersi, salvo riscattarsi all’ultimo momento e ritrovare la dignità perduta con uno scatto d’orgoglio.
Il poliziotto (Enrico Brignano) usa un’intercettazione telefonica per ‘ingannare’ la donna (Luisa Ranieri) di cui si è innamorato; il presidente (Vincenzo Salemme) di un’importante banca compie favori finanziari su ordine di uomini politici; un rispettabile medico (Gigi Proietti) accetta meschini compromessi per amore del figlio.

Alla fine tutti e tre mostreranno il lato migliore del loro carattere. “Non vogliamo assolverli”, dicono i Vanzina. Le debolezze di questi personaggi sono le debolezze di tutti. Anche le nostre, così connaturate all’indole degli italiani.

La commedia come antidoto al degrado del Paese?
Carlo. Noi l’abbiamo sempre fatta, questa volta però non è un film su commissione. Tutto nasce dalla visione di un film che ci è piaciuto tanto, Le vite degli altri, e a cui ci siamo ispirati. Attraverso un personaggio che s’occupa di intercettazioni e ascolta le conversazioni telefoniche, abbiamo voluto raccontare uno squarcio dell’attuale società italiana.

Enrico. Noi amiamo la commedia italiana che ci racconta i personaggi negativi con affetto, perché in fondo parla di noi. Pensiamo a quant’è simpatico il Sordi eroe vigliacco de La Grande Guerra. In questo caso l’autore s’innamora dei suoi personaggi negativi e li racconta, senza giustificarli. Noi ci occupiamo più che di veri cattivi di mezzi cattivi, di individui che, una volta sperimentata la cattiveria, provano a redimersi.

Siete d’accordo sull’uso delle intercettazioni telefoniche?
Enrico. Mio fratello ha avuto in anticipo l’intuizione, oltre un anno fa, che le intercettazioni sarebbero diventate un tema centrale della cronaca italiana. Favorevole o no? Credo ci sia una questione semantica o di lingua, nel senso che una battuta trascritta acquista un altro senso, può sembrare peggiore rispetto a un ascolto dal vivo. Lo dico in difesa di chi non vuole le intercettazioni che comunque rimangono indispensabili in numerose indagini della magistratura. Grave semmai è la loro pubblicazione, perché le indagini o i processi vanno comunque avanti anche se i giornali non propongono ai lettori le conversazioni registrate.

Credete che la vostra comicità debba percorre nuove strade?
Enrico.
Non esiste una nuova comicità, perché si ride sempre allo stesso modo. Lo scambio di persone, la fame, le corna, la povertà sono i temi sempre validi per far ridere e che ritroviamo nel nostro cinema.

Questa Italia corrotta, che voi ci mostrate, per il regista Mario Monicelli ha bisogno di una rivoluzione come ha detto ieri sera durante la diretta ‘Raiperunanotte’ di Michele Santoro. Siete d’accordo?
Enrico. Luciano De Crescenzo ha detto: nella vita si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce con il cambiare i canali televisivi. Nonostante il momento difficile che attraversiamo, abbiamo voluto realizzare un film ottimista. Vogliamo che la gente esca dal cinema contenta sapendo che nell’Italia odierna è possibile un happy end. E forse quella rivoluzione evocata da Monicelli, comincia allora dal nostro piccolo, dal nostro comportamento quotidiano.

Carlo. Monicelli è un uomo di un’altra generazione che si trova davanti un’Italia agghiacciante. Come lui anch’io sono colpito dalla volgarità dei dialoghi delle persone intercettate, che parlano delle donne come fossero merce. Se la situazione è tutta così allora facciamola questa rivoluzione.

Nel vostro cast troviamo spesso Gigi Proietti.
Carlo. Lo conosciamo da anni, la prima volta ci siamo incontrati sul set di Brancaleone alle crociate dove facevo l’aiuto regista di Monicelli. Io che ho sempre ammirato Vittorio Gassman, dopo la sua scomparsa ho scoperto la bravura di Proietti che ha preso il suo posto a teatro e al cinema. Proietti peraltro non è solo un attore comico, ma è anche un grande interprete drammatico.

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