Scossone a Canal plus con ripercussioni sul cinema italiano. Jean Marie Messier, presidente di Vivendi-Universal e uno dei maggiori azionisti del secondo gruppo mondiale della comunicazione, ha annunciato le “dimissioni” di Pierre Lescure e l’arrivo di Xavier Couture (ex TF1) alla poltrona di presidente del direttivo dell’azienda. La decisione segue di pochissimo l’allontanamento di Denis Olivennes, braccio destro di Lescure.
Il colpo di mano di Messier si è però scontrato con l’opposizione di giornalisti e artisti che lavorano nella prima rete satellitare francese. Alle 18,39 di martedì 16 aprile la programmazione è stata interrotta da un’assemblea dei dipendenti che protestavano in diretta per il licenziamento. Decine di persone hanno invaso lo studio della trasmissione “Nulle par ailleurs” per denunciare lo stile sprezzante del patron di Canal plus.
Ma lo scontro con il superimprenditore è più generale. Messier, dichiarando “la fine dell’eccezione culturale francese”, è divenuto nemico dell’intelligentsia, e non solo d’oltralpe. Il cinema è coinvolto in prima persona visto che Canal plus è un importante produttore. Così il direttore generale del Centro nazionale cinematografico, il CSA, ha dichiarato che la partenza di Lescure è un trauma notevole per i professionisti del cinema, che si uniscono alla protesta.
Il primo ministro Jospin, impegnato nella campagna presidenziale, ha reagito immediatamente ricordando a Messier l’importanza di mantenere l’eccezione cinematografica francese. Resta da vedere se la burrasca audiovisiva possa in qualche modo modificare i rapporti di coproduzione con gli italiani, spesso negli ultimi anni impegnati in progetti con i francesi. Uno per tutti: Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, coprodotto da Cinema Undici e Raicinema insieme a Studio Canal.
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