In Canada esiste un’altra Italia. Sfatato il mito degli emigranti inizio secolo con la valigia di cartone chiusa con lo spago, i cittadini italo-canadesi sono il frutto di una originale fusione culturale tra i due paesi (il “made in Italy” è comunque garanzia di ottimo livello nei prodotti, anche gastronomici), ma rimangono legatissimi al loro paese di origine, per il quale rappresentano un mercato economico assolutamente sottovalutato.
A differenza di quanti si sono stabiliti negli States, gli italiani in Canada hanno mantenuto tradizioni e lingua, nonché un ricordo fresco e vivo della madrepatria - l’ultima grande ondata è sbarcata alla fine degli anni Sessanta. Sono circa 400-600.000 gli italiani che vivono a Toronto (la cifra varia se si considerano quelli che in Canada sono nati, pur sentendosi assolutamente italiani), circa 250.000 a Montréal.
Quanto al cinema, quello italiano in Nordamerica è storicamente apprezzato e conosciuto. E non sono pochi i cineasti oriundi tra autori, tecnici, attori. Eppure non esiste una specifica tradizione cinematografica italocanadese. I registi noti si contano sulle dita di una mano, i film realizzati non hanno un minimo denominatore comune. Difficile riscontrare uno stile ricorrente o una frequentazione di temi riconducibili a una “scuola”.
Il Canada del resto è un paese giovanissimo, che solo in anni recenti ha registrato una crescita indifferenziata degli investimenti provenienti dall’estero. Per ben otto anni consecutivi è stato al primo posto nella graduatoria - 174 nazioni censite - dei paesi dove si vive meglio, prima di Norvegia e Usa. Negli ultimi quattro anni è diventato anche uno dei maggiori centri di produzione cinematografica e televisiva mondiale, con un incremento del 400% delle attività, e l’industria dell’audiovisivo è oggi uno dei settori in maggior crescita dell’economia canadese. Nel 2000 sono stati prodotti circa 75 film, compresi quelli di coproduzione, per un investimento globale di 4.4 miliardi di dollari canadesi (circa 660 miliardi di lire), di cui 3.1 miliardi destinati ai film per la televisione e 1.3 miliardi ai film cinematografici.
“Adesso anche il governo italiano - dice Joseph Mastrogiuseppe, avvocato, nato a Montreal, che si occupa di problemi legati all’industria cinematografica e audiovisiva - sta ragionando su un programma di incentivi fiscali alla produzione simile a quello che abbiamo in Canada. Misure di questo tipo, insieme con la particolare natura dei rapporti esistenti tra i due Paesi e le due culture, possono ben intensificare le coproduzioni.
L’esperienza di The red violin, il successo economico e di critica del film a livello mondiale, dimostrano che l’esperienza può funzionare».
Il film – girato da François Girard nel 1998 è prevalentemente interpretato da attori italiani: Irene Grazioli, Anita Laurenzi, Carlo Cecchi, Aldo Brugnini. Protagonista però era un americano, Samuel Jackson.
Eppure le coproduzioni con l’Italia rappresentano attualmente solo il 2% (cinque film in totale) di tutte quelle realizzate in Canada. La Francia copre il 46%, l’Inghilterra il 29%, la Germania il 9%. Gli altri paesi europei hanno capito - più dell’Italia – che il Canada rappresenta oggi una grossa opportunità, con costi inferiori a quelli europei.
Un altro pilastro per l’industria cinematografica canadese attuale è dato dal numero dei film e delle fiction americane che vi vengono girate - in particolare in Ontario, Québec e British Columbia - laddove le location sono molto simili a quelle statunitensi e i costi significativamente ridotti (per il cambio del dollaro).
È accaduto per Lake Placid, Sotto accusa, Highlander, X-Files, Millennium, Deep Rising-Presenze dal profondo, Piccole donne, La lettera scarlatta, Jumanjii, Vento di passioni, Senti chi parla 2, Time cop e il recente The Score, girato a Montreal.
In questo contesto, i film diretti da registi italocanadesi sono una manciata di pellicole, non sempre interessanti. Diverso il caso di Paul Tana, nato ad Ancona e residente a Montréal, i cui film sono incentrati essenzialmente su tematiche inerenti l’immigrazione italiana in Canada in diversi periodi storici. Tana scrive le sceneggiature dei suoi film con lo scrittore e studioso di immigrazione Bruno Ramirez, spesso coaudiuvato dall’attore Tony Nardi. Nardi, che ha vinto due Genie Awards, gli Oscar canadesi, ed è stato protagonista anche di Come l’America dei fratelli Frazzi co-prodotto dalla Rai e andato in onda su Raiuno, è molto noto in Canada. Tana è probabilmente il primo italo-canadese impegnato con continuità nel cinema: già nel 1980 aveva diretto 8 episodi sulla comunità italiana a Montreal per Radio-Québec.
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