ROMA – In vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, oggi sabato 23 novembre, il WIFTMI – Women in Film, Television & Media Italia ha presentato la seconda edizione dell’evento “Cambiamo copione! Le industrie culturali contro la violenza di genere” con una ricca agenda di incontri e attività volti a rovesciare la normalizzazione della violenza di genere nelle narrazioni mediali.
Simbolo dell’evento, in questa seconda edizione, è Kesiodi – l’illustrazione creata dall’artista Barbara Oizmud – che riscrive la sorte della gorgone Medusa. Kesiodi è infatti fiera e capace di azione. Accanto a lei, due figure maschili: lei agisce, ma non vuole farlo da sola cercando così un’alleanza oltre i generi, consapevole che nel processo per l’equità, e contro la violenza di genere, è necessario il coinvolgimento degli uomini per attuare un cambiamento. Ed è infatti di alleanze di cui vuole parlare questa seconda edizione dell’incontro volto a valorizzare la figura femminile.
“Vogliamo discutere di azioni ed alleanze. Azioni, perché sappiamo che anche il migliore codice di comportamento può rimanere chiuso in un cassetto, o in un folder, se non viene sostenuto ad esempio da formazione e misure sanzionatorie effettive, ed alleanze perché per la proposizione di proposte concrete serve una volontà comune e condivisa”, dichiara Domizia De Rosa, Presidente di WIFTMI.
A muoversi al fianco di WIFTMI per la demolizione della violenza di genere anche Gianna Baldoni, avvocata e consigliera di Parità della Città di Roma presente alla conferenza di oggi: “Il mio compito è quello di mettere in pratica delle azioni positive come il progetto che guarda al futuro chiamato ‘Le pari opportunità vanno a scuola’, in quanto il contrasto agli stereotipi di genere e discriminazioni si sperimentano nelle scuole e con il dialogo con gli studenti”. Quindi sì, tra i migliori strumenti che si possono adottare contro la violenza sulle donne, troviamo la formazione dei bambini, da educare prima ancora che interiorizzino l’abuso di genere e che lo trasformino in normalità.
Tra i tanti settori che dimostrano quanto il pay gap e la distribuzione disomogenea dei ruoli sia ancora altissima, troviamo senza dubbio quello della filiera cinematografica: “Una ricerca dedicata ai film dell’anno 2023 dimostra come i ruoli cruciali creativi siano distribuiti in maniera disomogenea e le professioni ritenute più tipicamente “femminili” come costumista, make up artist e scenografa, siano costituite soprattutto da donne. Dove invece c’è la tecnologia la presenza femminile diminuisce notevolmente, proprio perché riguarda le posizioni che richiedono scelte significative in merito alla realizzazione del film” prosegue De Rosa.
“Noi registe donne siamo trattate come una minoranza, considerate prevalentemente solo per progetti che riguardano storie al femminile. Quindi la regista donna viene chiamata solamente se la protagonista da raccontare è femmina. Difficilmente veniamo chiamate a raccontare i sentimenti degli uomini, come se noi non sapessimo raccontare una storia di maschi” spiega Elisa Amoruso regista e consigliera 100 autori. “La percentuale di donne che lavora in posizioni di potere in tutti i settori, in special modo in quello del cinema, è bassissima. Se nel settore dell’audiovisivo si continuano ad affidare ruoli, punti di vista, racconti e storie, agli uomini, difficilmente la condizione femminile verrà restituita sullo schermo. In qualità di regista vivo questo ruolo come una grande responsabilità, siamo solamente il 17% e per questo è necessario che ci siano più donne a raccontare le storie e, non solo quelle femminili, ma anche quelle maschili” continua la regista.
Se gli spazi riservati alle registe donne è limitato, la situazione sulla cessione dei budget vive la stessa sorte: “abbiamo sempre budget bassissimi rispetto ai nostri colleghi uomini, anche se ci troviamo a parità di carriera. L’unico spazio narrativo che siamo riuscite a prenderci è quello del documentario, che per quanto sia un genere meraviglioso richiede budget decisamente più bassi. Che poi se ci pensiamo è paradossale, a noi donne viene affidata la gestione della casa e dei figli e poi non ci affidano le decisioni del set” conclude Amoruso.
“Pensiamo che il problema sia la penna che ha scritto le favole dove la donna può essere solo una strega o una principessa timorosa che ha bisogno di aiuto. Allora possiamo riscriverle queste favole e possiamo cambiare i punti di vista” spiega Liliana Fiorelli attrice e autrice presente all’evento.
“Cambiamo copione! Le industrie culturali contro la violenza di genere” è stato organizzato con il supporto di Palazzo Merulana, CoopCulture, Fondazione Elena e Claudio Cerasi e ES.CO. Esquilino Comunità – La Porta di Roma, con la partecipazione di Visionarie | Donne tra cinema, tv e racconto, 100autori, Differenza Donna, Diversity, Le Contemporanee, Maschile Plurale, Mujeres nel cinema, Naba, Nuova Accademia Belle Arti, Campus di Roma, Osservatorio Maschile, Una Nessuna Centomila, UNITA – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, WGI – Writers Guild Italia con il patrocinio di Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, AGICI – Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti, ANICA – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Comune di Roma, Regione Lazio, con il sostegno di Fremantle.
In programma a Palazzo Merulana sabato 23 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’evento “Cambiamo copione! Le industrie culturali contro la violenza di genere”
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