Orso d’oro e Premio Fipresci all’ultima Berlinale, Child’s Pose, che in Italia si chiamerà Il caso Kerenes (esce il 13 giugno con Teodora) è l’ennesimo film importante che arriva dalla Romania, paese prolifico di opere interessanti dai successi di Christi Puiu e Mungiu in avanti. Ne è autore il 38enne Calin Peter Netzer che già col suo film d’esordio, Maria, aveva vinto il Premio speciale della giuria al Festival di Locarno nel 2003 e anche con l’opera seconda Medaglia d’onore (2009) ha riscosso notevoli consensi. Il film è la storia del rapporto morboso tra una madre e il figlio trentenne, rapporto che esplode quando il giovane uomo, del tutto irresponsabilmente, investe e uccide con la sua auto un ragazzino a causa di un sorpasso pericoloso. Il suo comportamento e l’atteggiamento della madre, disposta a tutto per coprirlo, sono anche l’immagine di una profonda cesura della società contemporanea romena, dove convivono fianco a fianco, benché totalmente separate, una classe privilegiata e corrotta e un mondo povero e rurale. Gran parte della forza del film è nella emozionante prova della protagonista, Luminita Gheorghiu, una delle più grandi attrici romene (ha lavorato anche con Michael Haneke).
Il film si muove in perfetto equilibrio tra la descrizione impietosa di una società dove una classe alto borghese senza scrupoli riesce a controllare tutto e tutti e l’affondo nell’animo dei protagonisti, la madre onnipotente e il figlio che non vuole crescere.
Il rapporto madre-figlio per me e per lo sceneggiatore Razvan Radulescu è la cosa più importante, il cuore del film, tutto quello che c’è attorno serve a sostenere questa storia principale. Ma sicuramente il film ha due livelli di lettura: c’è chi si concentra più sulla corruzione e chi sulla storia privata. Credo che sia un bene.
E tuttavia l’immagine di questa classe pronta a spalleggiarsi in nome di legami di amicizia o di interesse è impressionante.
Dieci anni fa la corruzione sarebbe stata peggiore e più immediata, il caso sarebbe stato chiuso più rapidamente. Ma ci vorranno ancora vent’anni prima di allinearci all’Europa occidentale. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri restano nella loro condizione.
Alla fine l’arrogante Cornelia deve confrontarsi con i genitori della piccola vittima.
Cornelia, che usa il denaro come unica merce di scambio nei rapporti con gli altri, si trova per la prima volta ad affrontare un dramma umano.
Il film è vicino alla sua storia personale?
Con lo sceneggiatore avevamo in mente un’altra storia, poi abbiamo cominciato a parlare delle nostre vite e dei rapporti che abbiamo con la nostra famiglia e le nostre madri. E’ una storia che mi è molto vicina e volevo affrontarla nel modo più obiettivo possibile, con un racconto dall’autenticità quasi documentaristica.
Luminita Gheorgiu ha accettato subito?
Anche se avevamo scritto il personaggio pensando a lei, temevamo che non accettasse e ha avuto effettivamente dei problemi. Era spaventata nell’interpretare il ruolo di una donna alto borghese, perché finora non aveva ancora affrontato un personaggio simile. Mentre stavamo girando, a un certo punto voleva lasciare. In qualche modo io sono diventato per lei come Barbu, il figlio di Cornelia, e tra noi si è sviluppata una tensione che ha fatto bene al film. Ma dopo le riprese per tre mesi non ci siamo più visti. Per me è stata quasi una terapia.
Pensa che in Cornelia ci sia un’eco di Lady Macbeth?
Se è così, non è cosciente. Credo che più che Skakespeare o la tragedia greca ci sia un aspetto freudiano.
Non sempre i film romeni che vincono premi nei festival internazionali sono apprezzati in patria.
Questo è stato accolto bene in Romania, l’hanno già visto 100mila persone in tre settimane che per noi è un record. E’ stato utile l’Orso d’oro e lo spazio che la stampa ci ha dato. E il passaparola. Infatti nella terza settimana è cresciuto rispetto alla prima. Anche in Germania è appena uscito e sta andando bene.
Sua madre ha visto il film?
Sì, e si è congratulata. L’ha percepito come un omaggio.
Tra le musiche del film spicca la canzone di Gianna Nannini, “Meravigliosa creatura”.
Quella canzone ci è piaciuta fin dall’inizio, rispecchia la generazione dei nostri genitori. Avremmo voluto anche brani di Toto Cutugno o Celentano, ma non è stato possibile avere i diritti.
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