È un dramedy, tra commedia e dramma, il nuovo film di Francesco Patierno, La gente che sta bene, prodotto da Carlo Macchitella con Colorado e Rai Cinema, in sala dal 30 gennaio in 300 copie distribuite da 01. Storia di un avvocato d’affari cinico e un po’ fregnone Umberto Dorloni (Claudio Bisio), che all’apice della carriera e del successo (ha persino giocato a tennis con Pierferdinando Casini e se ne vanta), si trova ad affrontare una serie di rivolgimenti che gli cambieranno la vita. Mentre il socio lo scarica e la moglie Carlita (Margherita Buy) gli annuncia una gravidanza imprevista, arriva l’allettante proposta di un collega squalo ammanicato con i tedeschi (Diego Abatantuono) che potrebbe rappresentare una svolta definitiva.
“Il film – spiega il regista napoletano – rispecchia la perdita di valori e una società degradata che crede solo nel denaro, la Milano della gente che pensa di star bene nonostante la crisi. Ma sarebbe superficiale definirla la Milano di Berlusconi”. Per Bisio quello di Dorloni “è il personaggio più cattivo che abbia mai fatto e mi chiedo perché la moglie ami un deficiente così…”. Per Margherita Buy: “Carla è una donna molto risolta, cosciente del suo valore, che ha dimostrato in passato, avendo rinunciato alla carriera legale per crescere i figli”.
Insiste molto, Patierno, sul ribaltamento di prospettiva tra maschile e femminile. Insieme allo scrittore Federico Baccomo, autore del romanzo da cui è tratta la sceneggiatura (pubblicato da Marsilio), con cui dice di condividere un’ironia che si sposa con la ferocia, ha approfondito proprio questo aspetto. “In una storia con una prospettiva maschile, se non addirittura maschilista, abbiamo tirato fuori a sorpresa i personaggi femminili che sono positivi. Non solo quello di Margherita con la sua sicurezza interiore e la capacità di fare le sue scelte, ma anche quello di Morgana, la moglie di Abatantuono, che si sacrifica e produce un cambiamento”. Morgana è la modella venezuelana Jennipher Rodriguez, alla sua prima prova come attrice di cinema. Interviene Baccomo, per raccontare come abbia lavorato a sviluppare questa storia, che gli era venuta in mente nel 2008. “Ci ho messo tanto a trovare la voce del personaggio. Poi mi è capitato di visitare un appartamento a Milano, in corso Genova. Mi venne proposto come un immobile di prestigio con una splendida vista, ma la signora che me lo mostrava mi disse: Ecco, da questa finestra si vedrebbe il Duomo, se non avessero costruito questo palazzo davanti. Dorloni è così, uno che si illude sempre, che vende a se stesso agli altri come il migliore perché ci crede veramente. Non è truffaldino e non è neppure cattivo, ma piuttosto goffo, come uno che ha imparato male la lezione, perché, come diceva Tolstoi, per cambiare il mondo bisogna essere buoni”.
Un ruolo a cui Bisio era in qualche modo predestinato. “Già nel libro di Baccomo – racconta Patierno – c’era una sorta di premonizione perché quando al protagonista, nel corso di una festa, chiedono da quale attore vorrebbe essere interpretato, risponde proprio Claudio Bisio!”. E per l’attore, ormai presenza fissa di molte commedie italiane, questa è stata l’occasione per un personaggio un po’ anomalo. “Mi arrivano tante sceneggiature di commedie omologate, questa era diversa. Aveva un cinismo poco italiano e non penso che potrà essere accusata di buonismo con i suoi dialoghi pieni di sarcasmo e qualche punta di amarezza. I personaggi sono quasi tutti negativi: codardi, arroganti, egoisti… sono curioso di vedere come verrà accolto soprattutto dai giovani, dai miei figli adolescenti per esempio”.
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