E’ sicuramente un Presidente di giuria fuori del comune, Bruce La Bruce, che quest’anno guiderà il gruppo di addetti che avrà il compito di assegnare il Venice Days Award al miglior film della selezione 2016: canadese, fotografo, scrittore, sceneggiatore, regista. Attivista del movimento gay, provocatore gentile, appassionato di musica e di cinema come dimostrano le sue esplicite citazioni all’universo di Fellini (Super 8 ½, film del 1993), a Viale del tramonto (in Hustler White del 1996, uno dei suoi film più noti), al cinema di genere (l’esilarante L.A. Zombie del 2010).
E’ stato protagonista alle Giornate degli Autori con il melodramma romantico Gerontophilia nel 2013 ed ha partecipato ai maggiori festival, da Sundance a Berlino, da Locarno a Toronto.
Un presidente come questo non può che capitanare una giuria variegata e anche un po’ strampalata, fatta di promesse dell’ingegneria, della musica, della comunicazione web, dell’animazione, fatta di un performer in drag e di un esperto di televisione, di giovani lavoratori del cinema e da ragazzi provenienti da tante altre realtà ma tutti innamorati della settima arte. In questo caso, gli identikit sono ventotto. I loro dossier arrivano da tutta Europa, uno per ciascun paese, come è ormai tradizione alle Giornate che, per il terzo anno assegnano il Venice Days Award e, dal 2010, accolgono e promuovono il progetto 28 Times Cinema insieme al Premio LUX del Parlamento europeo, ad Europa Cinemas e con la collaborazione di Cineuropa. “E’ essenziale dare ad un film la possibilità di rompere la tua immaginazione prima di decidere davvero quale sia la tua opinione” ha detto Bianca Ariani, membro italiano di questa giuria. Il presidente LaBruce, che con i suoi film coraggiosi e assai dibattuti ha sfidato la compostezza della Hollywood degli anni ’90 e scatenato reazioni d’ogni sorta, dovrà affrontare la vera sfida di mettere d’accordo ventotto sconosciuti, ciascuno col proprio background. Dovrà accomodarsi in poltrona al Lido di Venezia (dal 31 Agosto al 10 Settembre) e lasciare che gli undici film del concorso rompano la sua immaginazione e, insieme ai suoi ventotto, osservare, commentare e riconoscere, tra gli altri, il vincitore.
Le Giornate degli Autori – Venice Days, sono una sezione indipendente della 73 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, promossa da ANAC e 100autori. Main Sponsor: Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, BNL Gruppo BNP Paribas. Creative Partner: Miu Miu. Partner: SIAE, Sub-ti, Premio Lux del Parlamento Europeo. Partner Tecnici: Frame by Frame, I-Club, L’Eco della Stampa, Europa Cinemas, Cinecittà News, Cineuropa.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"