Enrico Brignano, un becchino alla scoperta della “decrescita felice”. Accade in Ci vediamo domani, una singolare black comedy dal tono sentimentale che vede il comico romano protagonista assoluto. In sala dall’11 aprile in 280 copie, distribuito da Moviemax il film di Andrea Zaccariello che l’ha scritto con Paolo Rossi racconta la storia emblematica di Marcello Santilli, maniaco del gratta e vinci e aspirante cuoco, separato dalla moglie (Francesca Inaudi), lontano dalla figlioletta che vive con la nonna, vessato da un banchiere cattolico (Ricky Tognazzi) pronto a lucrare sulle sue ingegnose quanto sfigate imprese commerciali, tutte rigorosamente al nero. Schiavo del Suv e perseguitato dai creditori, Santilli crede di aver fiutato il grande business quando scopre da un articolo di giornale che in un paesino della Puglia l’età media degli abitanti supera abbondantemente gli 80 e non c’è neppure un’impresa di pompe funebri. In realtà gli arzilli vecchietti godono di ottima salute e hanno molto da insegnargli, specialmente il suo nuovo padrone di casa (Burt Young). “Alla fine del film nulla è cambiato, ma tutto è diverso”, dice Brignano. “Ci piace sperare che ci sia un domani in cui chi sbaglia paga e in cui le nostre tasse verranno spese bene. Il banchiere truffaldino che si riempie la bocca parlando di nuova morale nell’aria, mi fa pensare al tracollo del Monte dei Paschi di Siena. Si continua a dare soldi ai parlamentari non eletti, mentre l’Italia rischia di fare la fine di Cipro”, dice ancora l’attore, che dedica in qualche modo il film, prodotto da Giuseppe Pedersoli col contributo di Apulia Film Commission, a suo padre. “L’ultima bara che avevo visto era stata la sua… E non è stato facile trovarsi a guidare un carro funebre in una città come Roma, dove tutti si toccano per scaramanzia al passaggio. Diciamo la verità, in Italia la morte è un tabù, anche se ogni giorno dobbiamo farci i conti, eppure siamo incapaci di relazionarci con questo tema che noi qui abbiamo affrontato parlando della vecchiaia come un valore positivo, anche grazie agli interpreti, quasi tutti non professionisti ma bravissimi e naturali, senza capelli tinti e lifting”. E grazie al bravissimo Burt Young che riesce ad amalgamarsi perfettamente con gli anziani non attori e che sul set raccontava anedotti di quando affiancava Sylvester Stallone nei vari Rocky. “Burt – racconta Brignano – ha recitato in inglese con la sua voce strascicata e l’accento newyorchese, ma ci ha emozionato tutti e l’avremmo capito anche senza doppiaggio”.
In scena praticamente per tutto il film, Brignano ci tiene a prendere le distanze dalle altre commedie. “Qui non c’è una cordata di comici che poi si fa fatica a mettere tutti insieme dentro al poster. Io al cinema ci vado, vedo tutti i film italiani, ma poi me ne piacciono pochi”. E torna col pensiero alla vecchia commedia. “quella che parte da storie complicate e tristi, come I soliti ignoti“. Prosegue inarrestabile: “Il cinema italiano fa fatica, arranca, ci manca sempre qualcosa, i francesi riescono a essere più bravi di noi. Ad esempio Benvenuti al Sud l’hanno inventato loro, ma era una storia tipicamente nostra che poi infatti noi abbiamo rifatto. Oppure pensate a Tarantino, che rifà brutti film italiani e ha un enorme successo… Forse non crediamo abbastanza in noi stessi. Noi che siamo i depositari della commedia dell’arte, diamo pochissimo spazio al cinema e al teatro in tv, dove i David di Donatello vanno in onda a tarda sera e immancabilmente presentati da Tullio Solenghi. Però poi Checco Zalone guadagna 43 milioni di euro. La verità è che lo spettacolo è l’unico motivo per vivere in questa esistenza fatta di Imu, Equitalia e altri guai. Noi attori e registi ci accaniamo contro i governi perché tagliano il Fus, ma poi permettiamo a un ministro di dire che con la cultura non si mangia”.
Da segnalare la lezione-intervista del comico condotta da Gianni Canova, in onda domenica alle 20 su Sky Cinema 1 HD.
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