Brad Pitt in un ‘Bullet Train’ senz’anima

Bullet Train film inaugurale di Locarno 75, protagonisti Brad Pitt e Sandra Bullock. Nella prima serata in Piazza Grande, anche l'Excellent Award a Aaron Taylor-Johnson.


LOCARNO – L’edizione numero 75 si è aperta con una Piazza Grande gremita di persone, con grande entusiasmo e con il presidente Solari e il direttore Nazzaro che hanno promesso “altri 75 anni di Festival e di cinefilia”. Con orgoglio hanno ringraziato la loro equipe e premiato per l’Eccellenza l’attore Aaron Taylor-Johnson che da ragazzo era stato il giovane Charlie Chaplin che incontra Jackie Chan e Owen Wilson in Due cavalieri a Londra e da grande ha vinto il Golden Globe per Animali notturni di Tom Ford.

Hanno poi dato il via a Bullet Train, il film inaugurale, interpretato da Brad Pitt e Sandra Bullock e diretto da David Leitch, un grande stuntman (già controfigura di Jean-Claude van Damme, visto che “Muscles from Brussels” faceva poche scene d’azione temendo di rovinarsi i pettorali). C’erano tutte le premesse, insomma, per una grande festa e per una serata divertente. Purtroppo però Leitch non si è limitato: sa costruire con rara maestria le scene d’azione mescolando sapientemente interventi realizzati con il digitale a vere e proprie acrobazie coreografate. Ha voluto strafare, con dialoghi verbosi alla Tarantino, con un ritmo da videogioco e con continui salti temporali tutti nei canoni della narrazione pulp.

Di Tarantino, però, ce n’è uno solo, e il suo stile personale è davvero difficile da imitare. Tutti quelli che fino ad ora hanno provato a farlo, da Tony Scott in Una vita al massimo (dove la sceneggiatura era proprio di Tarantino) al Barry Sonnenfeld di Get Shorty che schierava come protagonista, non ce l’hanno fatta, e Leitch non fa eccezione.

Il film racconta di Brad Pitt che deve onorare un contratto per uccidere ma che è decisamente distratto al punto di perdere la chiave dell’armadietto dove troverà l’armamento necessario. Ma c’è  anche un sicario orientale angosciato per suo figlio, e interferiscono inoltre altri due killer, un bianco ciarliero e un nero sentenziante, che devono essersi preparati vedendo più e più volte Pulp Fiction. Le citazioni sono tante, forse troppe, fin dall’inizio con Pitt che cammina sul marciapiede mentre in colonna sonore c’è Stayin’ Alive proprio come faceva John Travolta nel film omonimo (diretto da Stallone, che si concedeva un cameo proprio in quella scena urtando il povero Travolta, come avviene qui con Pitt, anche lui reduce tarantiniano).

Come in tutti i film Sony, l’Oriente ha grande spazio, ma sappiamo che quel mercato è ritenuto prioritario dalla multinazionale giapponese. Nel film si viaggia molto, gli scenari cambiano spesso e questo accresce sicuramente il ritmo ma produce anche un effetto di spaesamento e l’impressione è di trovarci di fronte a un prodotto confezionato in maniera perfetta e con un dosaggio perfetto degli ingredienti. Ne manca solo uno, l’anima

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