Bourne 4: Ubi maior, minor cessat…


Il 14 settembre torna Bourne. Anzi no. The Bourne Legacy, quarto capitolo del franchise spionistico con protagonista Matt Demon, non è un sequel degli episodi precedenti, tanto che il personaggio di Bourne (e dunque il suo interprete) nemmeno compare. Protagonista è invece Aaron Cross, interpretato dalla star action del momento Jeremy Renner, a cui si affianca – anche per la presentazione alla stampa a Roma – Edward Norton, antagonista d’eccezione. Con loro, il regista Tony Gilroy, che era stato sceneggiatore dei precedenti film e scrive anche questo, sorta di ‘sidequel’ che, ambientandosi nel medesimo universo dei precedenti film, lo espande narrando la storia di altri personaggi.

 

“Ma nei primi minuti – racconta il regista, a indicare il legame di continuità con quanto fatto in passato – scorrono le scene del finale di The Bourne Ultimatum, e qualcuno riceve una telefonata che abbiamo già sentito nel corso della scorsa pellicola. Il panorama è un po’ più epico, e se da un lato chi conosce questa serie vi troverà elementi familiari, c’è un legame del tutto inedito che si viene a creare tra i nuovi personaggi e quelli vecchi. Veniamo a scoprire che ciò che fino a oggi abbiamo conosciuto è solo una piccola parte del mondo di Bourne, e che dietro c’è una prospettiva molto più ampia. E’ un momento particolare dell’industria cinematografica, ci sono grossi franchise seriali e ogni volta bisogna porsi il problema di come poter continuare una trama lasciata in sospeso. Se il nostro film funziona, forse potremo considerarlo come esponente di una nuova metodologia nel fare cinema seriale. Quel che ci distanzia, ad esempio, dai film di Bond è che noi non siamo mai cinici, non strizziamo l’occhio a nessuno e non facciamo merchandise. E’ un’impostazione che riteniamo molto importante e che vogliamo mantenere. Naturalmente – continua – la sostituzione del protagonista era un problema notevole, ma abbiamo subito capito che non era il tipo di serie in cui potevamo sostituire un attore a un altro nello stesso ruolo, come, appunto, in Bond, e nemmeno fare un prequel o roba del genere. Matt Damon è Jason Bourne. Ma non avrei mai continuato se non avessi trovato un personaggio che gli equivalesse. E ora, proprio quelli che all’inizio criticavano la nostra scelta, ci supportano. Aaron Cross ha del potenziale e il gioco vale la candela. Quando Jeremy si è presentato a Berlino, dove abbiamo firmato il contratto, gli ho subito detto: ‘ti prego dimmi che non sei stanco, perché ti farò passare dei brutti quarti d’ora!'”

“in effetti – fa eco l’attore – ho fatto un sacco di stretching, per non farmi male durante le complicate scene di stunt, che ho girato di persona tranne quando c’era il rischio di far male ad altri passeggeri. La preparazione fisica, per un ruolo come questo, è fondamentale. Se non fossi riuscito a girare quelle scene avrei compromesso la credibilità non solo di questo film, ma dell’intera serie. So che mi avete visto in un sacco di film d’azione ultimamente, da The Avengers a Mission: Impossibile, ma la verità è che mi piacciono e mi divertono tantissimo. Magari presto mi vedrete in un ruolo diverso, ma non in una commedia romantica. Cerco la profondità, nei personaggi, per cui in linea di principio sono più interessato al dramma”.

“A mio parere – conclude Norton – i film di Bourne attraggono proprio per la complessità dei personaggi e delle situazioni. Non abbiamo a che fare con i tipici cattivi che si lisciano i baffi progettando di conquistare il mondo, ma con antagonisti credibili e dalla moralità sfumata. E’ un mondo piuttosto vicino a quello reale, diverso, ad esempio, da Mission: Impossibile che, senza volerlo per questo criticare, si avvicina più a un cartoon. Nel mondo reale ci sono persone e aziende che lavorano per i governi e fanno cose che noi definiremmo cattive. Ma razionalizzano, e si convincono di farle per un bene superiore”.

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16 Luglio 2012

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