“Vergogna, colpa rabbia. Posso sentirne l’odore addosso” rivela Tina, impiegata alla dogana nota per il suo olfatto eccezionale col quale riconosce ogni colpevole, tradito dall’odore delle sue emozioni. Decisamente brutta e sgraziata, all’apparenza poco espressiva, Tina è la protagonista di Border – Creature di confine che Ali Abbassi ha tratto dal racconto Gräns del maestro del thriller John Ajvide Lindqvist, considerato da molti lo Stephen King scandinavo, autore anche del best-seller vampiresco Lasciami entrare da cui sono stati già tratti due film. Interpretata da un’irriconoscibile Eva Melander che si è sottoposta ogni giorno a quasi quattro ore di trucco sul set, Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui incontra Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto che nei lineamenti sembra un suo doppio al maschile, che le passa davanti e mette alla prova per la prima volta le sue abilità. Sente che nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta, e quando si lascia andare a una relazione con lui, scopre anche la sua vera identità: entrambi appartengono alla specie dei troll, creature dei boschi vicine agli animali, presenti, anche se con caratteristiche diverse, in molte delle mitologie nordeuropee.
Mentre che si avvicina alla sua vera natura il personaggio di Tina inizia ad esprimere anche visivamente i suoi sentimenti. Così se in principio l’unica espressione del suo volto è un impercettibile movimento del labbro superiore nel momento in cui fiuta il male, man mano che la sua natura animale si libera Tina urla, grida, gode, mostrando tutto il suo istinto umano e insieme bestiale. Ma c’è una differenza di fondo tra i due troll: Tina è integrata nella società, ha un lavoro, una casa, un padre che scopre poi essere adottivo, un fidanzato (anche se è un balordo più interessato ai cani da combattimento che a lei). Ma soprattutto Tina prova empatia verso gli esseri umani, a differenza di Vore che vuole solo vendicarsi per i soprusi subiti dalla sua specie. Tina non vuole fare del male agli uomini, anzi si impegna ad aiutarli cercando di sgominare una rete di crudeli pedofili senza scrupoli, tanto che a un certo punto è inevitabile interrogarsi su chi sia il vero mostro.
Mescolando in maniera straordinaria fantasia e realtà, Border è un film che parla al tempo stesso di troll e di immigrati, di cacciatori e cacciati, di cosa accade quando la sottile superficie della civiltà si incrina e l’animale evoluto che chiamiamo uomo viene spinto oltre il proprio limite. Il film parla anche dell’esperienza dell’essere una minoranza che deve adattarsi alle regole della maggioranza, qualcosa che il regista svedese di origini iraniane conosce, certo, da vicino: “Per me il film non parla della contrapposizione “noi / loro” – sottolinea- ma di una persona che può e deve appropriarsi della sua vera identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di scegliere chi essere. Nonostante non sia interessato a discutere di questioni razziali, sin dalla mia infanzia so cosa si prova ad essere una minoranza. Per me non significa avere un colore diverso della pelle, ma essere una persona diversa”.
Border – candidato all’Oscar per il Miglior Trucco, vincitore agli EFA per i Migliori Effetti Visivi, Miglior Film al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, e in Italia Miglior Film all’ultimo Noir in Festival – sarà in programma nelle sale italiane dal 28 marzo, distribuito da Wanted, PFA e Valmyn.
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