VENEZIA – Un tweet ironico di Alberto Barbera (Canzone del giorno: Bisogna sapere perdere, The Rokes, 1967) riassume il clima tra il direttore della Mostra e l’ad di Rai Cinema. Il day after di Venezia 77 si concentra infatti su una polemica tutta italiana. Scatenata dalle dichiarazioni dell’ad di aperta delusione per il palmarès – che non ha considerato i film italiani, esclusa la Coppa Volpi a Pierfrancesco Favino per Padrenostro di Claudio Noce – in particolare per Notturno di Gianfranco Rosi: alcuni quotidiani hanno messo in evidenza l’esclusione, specie Paolo Mereghetti su ‘Il Corriere della sera’. E la parziale marcia indietro di Del Brocco non sembra aver archiviato del tutto la vicenda. “Non esiste alcuna polemica con Alberto Barbera. Il nostro è sempre stato un rapporto amicale, serrato, franco e costruttivo anche nelle fasi di selezione”, dice all’ANSA l’ad di Rai Cinema. “Abbiamo ruoli diversi, tutti e due difficili. Non si tratta di vincere premi o meno. Più volte – sottolinea Del Brocco – malgrado i tanti film che normalmente abbiamo al festival, siamo usciti a mani vuote e non ho mai detto nulla. Anzi, agli atti ci sono molti miei elogi pubblici per il prezioso lavoro che Alberto ha svolto in questi anni. Nella mia dichiarazione – continua l’ad di Rai Cinema – ho semplicemente espresso in modo educato un’opinione. Penso sia legittimo per una società che tanto fa per l’industria del cinema e per il festival poter svolgere una riflessione certamente non offensiva del lavoro di alcuno. Rinnovo, come già fatto ieri, i complimenti per il festival a tutti coloro che lo hanno voluto fortemente e valorizzato. In primis il suo direttore”.
Il presidente della Biennale Roberto Cicutto di prima mattina aveva provato a smorzare i toni: “Chiunque investe per tanto tempo in un’opera se non vince rimane male, è normale, ma le giurie sono autonome”. Per il direttore della Mostra Alberto Barbera è un copione che si ripete: “Si è mai visto un verdetto di giuria che non faccia discutere? Accontentare tutti è impossibile, i verdetti vanno accolti per quello che sono: un giudizio di sette persone, nulla di più, nulla di oggettivo, tutto soggettivo”. Sostenendo la giuria presieduta da Cate Blanchett ha sottolineato: “Hanno discusso due ore al giorno commentando, analizzando i due film della giornata, tutti i film italiani sono stati presi in considerazione, largamente apprezzati, incluso Notturno che è stato lungamente considerato per un premio. Poi credo – è l’opinione di Barbera – che la giuria abbia valutato che ad un regista che ha già vinto un Leone d’oro e un Orso d’oro non potevano dare un premio che non avesse stesso valore e prestigio. Questa è una polemica capziosa e controproducente”.
Insinuare che il giurato italiano, lo scrittore Nicola Lagioia, non abbia combattuto abbastanza e che la composizione della giuria di Venezia 77 non sia stata ben calibrata, “è una polemica inutile, ingiusta, inefficace, è un modo di fare capzioso. Quando Paolo Del Brocco – aveva detto Barbera perdendo le staffe dopo aver dichiarato ‘serenità’ e ‘felicità’- comporrà lui la giuria staremo a vedere”.
Cicutto chiude con ironia: “Stare qui a discutere di questo è meraviglioso – ha risposto all’ANSA -: significa che ci siamo dimenticati del Covid e di quello che è stata questa Mostra irripetibile, ci ritroviamo a parlare di verdetti non condivisi come sempre, insomma nulla cambia e questo è molto rassicurante”.
Il Covid, in realtà, è stato il vero protagonista della Mostra: “Proteggere Venezia 77, con tutto l’apparato organizzativo di controllo e sanitario, è costato 2 milioni di euro”, dice il presidente della Biennale, in un festival che ha potuto contare su un budget totale di 14 milioni, rispetto ai 12 previsti. “Sui ricavi si è perso qualcosa, abbiamo speso di meno per le ospitalità, ma molto sulle bonifiche e sull’organizzazione. Lo considero un investimento che va nella direzione di migliorare i servizi, come gli aggiornamenti tecnologici, la tecnologia boxol di prenotazione a distanza ad esempio”, prosegue Cicutto. Gli accreditati sono stati 5.500, le presenze in sala sono state inferiori del 40% rispetto al 2019, “ma è andata meglio del previsto, avevamo stimato -66%). Gli ingressi sono stati 92mila, rispetto ai 154mila dello scorso anno”. L’idea di Cicutto è di un sempre maggiore dialogo tra le varie sezioni della Biennale, “vogliamo dare il segnale che siamo una grande famiglia”.
Alberto Barbera è a fine mandato. Sul futuro direttore ancora non si sa, la corsa è in atto (Barbera potrebbe avere la riconferma, dopo 12 anni, non ci sono regole di impedimento): chi potrebbe essere? Cicutto si toglie dall’impaccio e ironizza: “Forse prendo io l’interim!”. E poi assicura: “Entro ottobre le nomine dei direttori, non solo per il cinema”.
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