Conferenza di bilancio per la Festa del Cinema, positivo dal punto di vista dei numeri, considerando il tempo record in cui è stata preparata questa edizione. Tra i temi trattati, con qualche criticità, la sovrabbondanza di italiani e la programmazione variegata e fin troppo sovrapposta. Rispondono il presidente Gian Luca Farinelli e la direttrice Paola Malanga.
“Il festival è finito ma la Festa continua – dice Farinelli – Dal palmarès emerge la Festa di quest’anno, plurale, internazionale, con tanti generi diversi. Delle quattro giurie tre hanno riconosciuto il valore dello stesso film, Ramona, una cosa abbastanza curiosa a livello di concordanze. Siamo molto soddisfatti di questa edizione, sia per la qualità della selezione complessiva delle opere, notevole. E’ evidente che non siano scarti dei festival maggiori. Soprattutto va considerato il tempo di soli 5 mesi in cui è stata organizzata. La scommessa era la nuova immagine del festival. Eravamo preoccupati che non ci fosse pubblico per tutte queste sale e proiezioni ma il risultato finale ci dice che il pubblico c’era, era giovane e il dato che personalmente mi rende fiero è che gli accrediti sono aumentati del 34%, siamo arrivati a 5.101 accrediti. Il pubblico dunque non sceglie solo un film ma vuole seguire l’intero programma. Il numero di biglietti venduti p di 46.135 a oggi, a due giorni dalla fine con un totale delle presenze a ieri sera di 50.616 dunque +35% rispetto alla scorsa edizione. Ma siamo sopra anche al numero di spettatori del 2019, che era l’anno della normalità. Cinque mesi sono un tempo innaturale, cercheremo di fare di più l’anno prossimo lavorando sul dialogo con la città, con le sale, con i vari pubblici che compongono la città. Dobbiamo andargli anche incontro, non solo loro devono venire verso di noi. Da gennaio gestiremo la casa del cinema iniziando un dialogo permanente con il pubblico e poi avremo più tempo per sviluppare quello che ora abbiamo appena accennato”.
Malanga commenta: “la dicotomia Festa/Festival si è risolta con la grande affluenza di pubblico in tutte le sale, sia quelle con i film rivolti al grande pubblico che nelle occasioni più sfidanti, sempre piene a ogni ora. Questa era l’idea, riportare il sapore del festival senza perdere la memoria e l’eredità della Festa. L’atmosfera mi ha ricordato quella di quando andavo ai festival anche se non facevo questo lavoro. Panini mangiati sul marciapiede mentre si consulta il programma, era il mio desiderio occulto, e devo dire mi ha fatto molto piacere. Sappiamo che c’erano poche star internazionali, sono state invitate ma abbiamo avuto delle defezioni, anche last minute. Ma il fatto che il pubblico abbia risposto ci fa capire che il messaggio che è arrivato è che prima ci sono i film. C’era un Premio alla Carriera che non abbiamo potuto consegnare e sarebbe stato fantastico, ma quello che ci interessava era creare solidità. Abbiamo avuto tappeti italiani belli e partecipati, e volevo ringraziare tutti gli italiani che si sono presentati esattamente come se fossero tappeti internazionali. Abbiamo le nostre star, il pubblico lo sa, le vuole e sembrava di essere a Cannes o a Venezia. In fondo Roma è sempre la capitale del cinema del nostro paese. E il desiderio si riaccende anche sulla base di quello che non si riesce a vedere. Nessuno riesce a seguire tutto. Se si perde qualcosa resta la voglia di recuperarlo. Come al ristorante: non si mangia tutto, ma se c’è qualcosa di buono da assaggiare si torna. In questo senso il festival è più che mai cittadino, le sale erano sempre piene, dunque non abbiamo intenzione di cambiare”.
La direttrice generale Francesca Via, nel ringraziare sottolinea “il desiderio di andare tutti nella stessa direzione, con un clima di grande armonia e collaborazione nell’intera squadra”.
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