Folla alla camera ardente allestita nella sala della Protomoteca al Campidoglio per rendere omaggio a Bertolucci. Tra i primi ad arrivare, fra gli altri, Vittorio Storaro, Ignazio Oliva, tra gli interpreti di Io ballo da sola, Piergiorgio Bellocchio, Pappi Corsicato, Valentina Cervi e Mimmo Calopresti. “All’inizio è stato un compagno di lavoro, poi un fratello ma quasi subito anche un maestro per me”, ha detto all’uscita Vittorio Storaro, autore della fotografia di molti capolavori del regista e suo grande amico, “Lo shock grande l’ho avuto subito, sul set di Prima della rivoluzione – spiega – dove ero solo un assistente, vedendo lui che cercava di scrivere con la macchina da presa non un racconto ma una poesia. Ho capito che aveva un grande bisogno di seguire le orme del padre. Mi ha colpito molto, eravamo giovani tutti e due, lui aveva 22 anni e io 23″. Bertolucci “avendo fatto molta psicanalisi non diceva apertamente tutto nel suo cinema – aggiunge Storaro – suggeriva molto con simboli e metafore. Io d’istinto ho messo sulla sua parte cosciente un certo tipo di luce e sulla sua parte incosciente un certo tipo di ombra. Credo che questo ci abbia legato subito”.
“Bernardo era un grande amico. C’è innanzitutto il grande dolore per la perdita di una persona specialissima e unica”, ha detto Mario Martone sottolineando anche come la sua libertà artistica fosse pari alla libertà del suo pensiero. “Poi c’è l’artista, il regista, un uomo che ha inventato il cinema e che poteva mettere insieme la dimensione autorale legata alla sua terra d’origine, all’Italia, riuscendo a renderla universale. L’ultimo imperatore io l’ho visto in un cinema di Caracas, che era incredibile, un po’ come i nostri cinema degli anni ’50. Pieno di famiglie, bambini, che stavano assistendo con gli occhi sgranati a bocca aperta alla vicenda dell’ultimo imperatore cinese raccontata da un regista emiliano con una produzione internazionale. Nessun altro al mondo ha potuto fare qualcosa del genere”.
“Avevo parlato con Bernardo per telefono pochi mesi fa e lui mi aveva detto che era desideroso di fare un nuovo film, da girare in tre stanze. Voleva fosse unfilm gioioso. Non gli è stato concesso di farlo, ma credo sarebbe felice di vedere come non solo l’Italia ma il mondo intero stiano parlando di lui e del suo grande cinema”, ha rivelato Paolo Taviani.
“Anche stando lontano dalla cronaca, dal momento, è sempre riuscito a raccontare noi stessi. Il suo sguardo, il suo tocco, hanno fatto scuola e faranno sempre scuola. Poi era anche una persona straordinaria, molto generosa”, aggiunge Giuseppe Tornatore.
“Sono qua per rispettare un grande artista e un grande amico. Quando si perdono delle personalità e degli artisti come Pier Paolo Pasolini, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, diventiamo volenti o nolenti tutti più poveri.Questo bisogna che i giovani lo sappiano”. Lo ha detto con la voce tremante per l’emozione Stefania Sandrelli arrivando alla camera ardente.”I ricordi sono tanti, per me è stato un grandissimo privilegio poter fare tanti film con lui – ha aggiunto – Ci siamo conosciuti quasi da bambini, è stata una lunga collaborazione e una lunghissima amicizia”. A livello artistico “mi ha trasmesso tante cose, mi ha preso per mano, mi chiamava l’attrice di Germi. Ci siamo incontrati la prima volta nel ’61 in occasione di Accattone, poi l’ho rivisto nel 1964 in moviola, quando faceva ‘Prima della rivoluzione’ dove il mio compagno Gino Paoli, il padre di mia figlia, faceva le musiche”. Da allora “ho avuto modo di conoscerlo meglio, di apprezzarlo, di sorprendermi della potenza delle sue immagini che tutto il mondo conosce”. Bertolucci è stato per lei “un amico paterno, anche se lui aveva una personalità più filiale che paterna, ma è stato così con me. Mi ha teso una mano e abbiamo fatto un percorso in avanti insieme”. Si sono sentiti l’ultima volta “qualche qualche mese fa, dopo l’estate. Era stato molto male, ha chiamato e ci siamo salutati”.
“Oggi è una giornata triste perché ci lascia una persona in grado di interpretare il nostro tempo, che ce l’ha raccontato in un modo che rimarrà. Un maestro nel vero senso della parola, perché ha insegnato come si fa cinema a livello italiano e internazionale”, ha sottolineato il ministro Dei Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli all’uscita della camera ardente.
“La cultura italiana ed europea è più povera. Perde un altro pilastro incredibile. Ora c’è una missione nuova che penso vada raccolta, continuare a raccontare e far vivere Bertolucci attraverso la promozione delle sue opere”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. “Noi anche su sollecitazione di alcuni presidi che ci hanno telefonato per avere Novecento – spiega Zingaretti – ci stiamo organizzando per fare in modo, a un mese dalla scomparsa del regista, di proiettare il film in molte scuole di Roma e del Lazio. In omaggio a un grandissimo uomo, un regista, e un grandissimo costruttore della cultura di questo Paese. L’artista non c’è più ma ci ha lasciato un patrimonio immenso che va raccontato, promosso e soprattutto trasmesso a una nuova generazione. Questo può essere un piccolo modo di essere degni della grandezza di quest’uomo”.
“Avevamo lavorato insieme (come autori con Sergio Leone del soggetto di C’era una volta il west) – ha detto commosso Dario Argento – Erano molti anni che non lo vedevo. Ma penso sia rimasta la nostra amicizia perenne. È stato il più grande regista della sua generazione e forse uno dei più grandi che ci siano mai stati” .Durante il lavoro per il film di Leone “eravamo molto giovani, imparavamo l’uno dall’altro – ha aggiunto – andavamo al cinema insieme e imparavamo molto soprattutto da Sergio Leone che ci aveva sostenuto. Bernardo conosceva il cinema molto bene sin da ragazzo”.
Nanni Moretti ha reso omaggio nella camera ardente restando alcuni minuti in silenzio ed è andato via commosso senza fermarsi con i cronisti. Poco prima di lui erano arrivati anche Saverio Costanzo e la compagna Alba Rohrwacher. L’attrice è andata via in lacrime e Costanzo, a chi gli chiedeva un ricordo del cineasta ha risposto: “Scusate, non me la sento”.
Il 6 dicembre al Teatro Argentina di Roma, alle 20.30, si terrà una cerimonia di commemorazione per ricordare la vita e l’opera del maestro.
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