Gian Lorenzo Bernini, espressione massima dell’arte scultorea del XVII secolo, della Roma del ‘600, colui che ha “regnato” sotto 9 papati, lasciando di ciascun pontefice il “ritratto”, approda su grande schermo nel documentario che porta come titolo il suo nome, Bernini. Progetto cinematografico che nasce per raccontare la mostra di Galleria Borghese. È infatti Anna Coliva, direttrice della dimora museale, a raccontare, per la più parte, Gian Lorenzo e la sua arte: accanto a lei Andrea Bacchi e Luigi Ficacci, storici dell’arte. E’ questo il primo progetto di una nuova serialità cinematografica dedicata a raccontare le esposizioni memorabili.
Dopo esperienze da produttore, e da regista a seguire, per progetti in 8k e 3D, Francesco Invernizzi, fondatore di Magnitudo Film, cura la regia di Bernini, scegliendo spesso un occhio molto ravvicinato alle sculture, che accarezza la materia e il suo dettaglio, mostrando in macro visione il marmo, materiale d’eccellenza delle opere del maestro. È infatti storicamente e artisticamente folgorante il rapporto di Gian Lorenzo Bernini con i materiali: esemplare quello con il San Sebastiano, dove armonizza marmo e legno.
Quando Bernini inizia a scolpire, Roma è dominata dai pittori, arte che stimolerà Gian Lorenzo a cercare sempre, in ciascuna delle espressioni artistiche che ha praticato – scultura, pittura, restauro – uno sguardo individuale e la qualità di illusione data dall’arte. Adolescente cerca e pretende la verità sulla Natura, una sensibilità che gli deriva da quello che lui considera l’unico maestro, Annibale Carracci. Ben presto gli viene commissionata la sua prima opera, Enea, Anchise e Ascanio, un racconto scultoreo che si svolge da sinistra verso destra. Non solo questo il dato originale e personalissimo della sua visione, ma altrettanto l’espressione della verosimiglianza materica, massimamente espressa nel materasso su cui sdraia l’Ermafrodito dormiente; e ancora, con Bernini per la prima volta una statua assume un’espressione dello sguardo, addirittura piange, così succede alla Proserpina nel famoso Ratto: lo scultore mette letteralmente le emozioni sul volto delle statue.
La mostra, e di conseguenza il documentario, racconta la storia di uno dei più grandi maestri dell’umanità, non solo proponendo la visione estetica delle sue opere e ripercorrendo la sua importanza fondamentale nella Storia dell’arte, ma accennando e dando spunti ulteriori per conoscerlo, come il connubio con il padre Pietro, iniziatore dell’arte del figlio e sempre termine di confronto, o l’accenno posto sul Bernini pittore, aspetto di cui ha lasciato meno tracce, anche se le sue parole, per parlare di “tecnica”, si sono sempre rifatte a queste creazioni su tela.
Il documentario esce in sala il 12, 13 e 14 novembre, presentato da Magnitudo Film e Chili.
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