CANNES – Il filosofo/intellettuale/cineasta Bernard-Henri Levy dedica il suo nuovo film-documento, Il giuramento di Tobruk, ai combattenti per la libertà in Siria, presentato a Cannes in una proiezione speciale che l’autore ha voluto trasformare in atto politico. Sulla Montée des Marches, infatti, assieme al regista e al protagonista c’erano sei rivoluzionari libici e cinque rappresentanti della resistenza siriana.
“Ciò che in Bosnia ha richiesto quattro anni, in Libia è avvenuto in otto mesi – dice BHL, come lo chiamano qui a Cannes – e adesso è la realtà quotidiana in Siria. Per noi quest’avventura della libertà è già storia, per loro è il presente di lotta per la libertà”.
“Ciò che ha fatto Monsieur Bernard – dice Mansour Sai Fan-Nasr che rappresenta il Consiglio nazionale di transizione libico – è un esempio di mobilitazione internazionale. Grazie all’aiuto di tanti che in questo film è simbolicamente riassunto abbiamo potuto salvare Bengasi. Oggi c’è bisogno che avvenga lo stesso per Homs, Damasco e le città in cui vive il popolo siriano”.
“Ero stato proprio a Cannes – prosegue il filosofo francese – a presentare il mio Bosnia che ho voluto ricordare in alcune scene del nuovo film, proprio per sottolineare un filo rosso che coinvolge la mia vita e la mia militanza. All’epoca Sarajevo era ancora sotto le bombe. Oggi ho invece scritto e filmato questo lavoro come atto d’amore per la fratellanza, la gioia della libertà che ho visto animarsi giorno dopo giorno sulle strade di Libia”.
Al suo fianco il direttore del Festival, Thierry Fremaux, spiega di aver voluto far precedere la proiezione dall’incontro stampa “perché si metta l’accento sui temi di cui si parla, ancor prima che sulla dimensione cinematografica di questa straordinaria esperienza”.
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