Benvenuto presidente!, il nuovo film di Riccardo Milani in cui Claudio Bisio è un montanaro amante della pesca che diventa presidente della Repubblica per un errore dei partiti, non è una pellicola sull’antipolitica. Anzi, “se c’è un messaggio – hanno detto sul set regista e attore – è che la politica può anche essere bella”. In cinque settimane di ciak fra Torino e una Valsusa ‘priva di No Tav’, Milani girerà una favola il cui protagonista è una persona semplice dal nome impegnativo, Giuseppe Garibaldi, che si ritrova catapultata al Quirinale per un accordo non riuscito fra le forze politiche.
L’uomo nuovo arrivato alla massima carica dello Stato varcherà la soglia della residenza romana in stivaloni da pescatore, non si lascerà corrompere, e non cadrà nei tranelli del potere. A guidarlo nel rispetto delle rigide regole del protocollo sarà il segretario generale Kasia Smutniak, inflessibile generalessa di cui si scoprirà un passato fricchettone in grado di far infine incontrare, anche sentimentalmente, i due protagonisti.
L’opera, che costa quattro milioni e mezzo, è una produzione Rai Cinema e Indigo Film con la collaborazione di Fip (Film Investimenti Piemonte) e il sostegno dalla locale Film Commission. Il Piemonte si è attivato infatti non poco per portare la lavorazione sul territorio. “C’è chi decide di non venire e chi sceglie di tornare”, ha rimarcato soddisfatto l’assessore regionale alla Cultura Michele Coppola, nell’unico riferimento fatto alla presa di posizione di Ken Loach. L’idea iniziale, da un soggetto di Nicola Giuliano e Francesca Cima, prevedeva l’ambientazione romana. Ma Coppola e il presidente della Film Commission piemontese Steve Della Casa durante il Festival di Venezia hanno convinto tutti a spostarsi a Torino.
“Per il mio studio – ha scherzato il comico – avevamo pensato all’ufficio del governatore Roberto Cota, purtroppo però è risultato che ci va anche lui”. E il Quirinale vero, come ha ricordato Della Casa, non viene concesso a una produzione cinematografica dal 1946, quando Umberto II accondiscese a girarvi alcune scene di Aquila Nera perché era amico di un attore secondario del film. Più recentemente, anche per Il Divo di Paolo Sorrentino, Roma è stata ricostruita a Torino. “Mi sono appassionato a questo soggetto – ha spiegato Milani – perché qui non ci si accoda all’antipolitica più becera. Io credo che quello della politica sia un mestiere bello, e che ci sia della cattiva politica che nasconde la politica migliore”. Ma l’intento del film non è certo quello di dare lezione a statisti e governanti. “Se diventassi davvero presidente – ha assicurato Bisio, schivando una domanda spinosa – non saprei fare meglio di Napolitano”.
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