VENEZIA – Il belga Benoît Poelvoorde è sicuramente una delle rivelazioni di questa Mostra. Dopo averlo visto ladro e pagliaccio in La rançon de la gloire eccolo grigio funzionario del fisco ma irresistibile seduttore in 3 coeurs, secondo film francese del concorso, dove conquista al primo sguardo prima Sylvie (Charlotte Gainsbourg) e poi sua sorella Sophie (Chiara Mastroianni, che curiosamente anche in quell’altro film si innamorava proprio di Poelvoorde), mentre mamma Catherine Deneuve, sempre più serafica, assiste alla tresca cucinando torte alle fragole.
La musica abbonda e sottolinea un’atmosfera quasi noir. “Volevo trattare questa love story come un film di suspense – spiega il regista Benoît Jacquot – desideravo fare un film vicino alla tradizione del melodramma americano, dalla parte di John Stahl più che di Douglas Sirk”. 3 coeurs, applaudito e fischiato quasi in egual misura, mette in scena l’ineluttabilità di un amore segnato dal destino. Infatti, se il protagonista manca al primo appuntamento con Sylvie perché colpito da un attacco di cuore e la ritrova solo quando ormai sta per sposare Sophie (senza sapere che le due sono sorelle e per giunta legatissime), l’adulterio, in uno scenario di anonima provincia francese, è la naturale destinazione di questo plot un po’ inverosimile. “A me sembra che gli italiani abbiano un sentimento molto pronunciato del tradimento – dice il regista, non senza una sfumatura polemica – credo che il film possa essere visto dovunque e che parlerà a tutti coloro che lo vorranno vedere e ascoltare”. E a chi cerca di analizzare troppo le passioni controbatte: “Non credo ci si innamori riflettendo, accade e basta. Forse italiani e australiani lo fanno diversamente?”.
Se tra Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni bisognava solo ricreare il rapporto madre-figlia che esiste nella realtà (“La relazione con mia figlia però è molto personale, e un film non la ricrea ma può solo aiutarci a capirla di più”, dice la Deneuve), per Charlotte Gainsbourg è stato diverso: “Ovviamente non avevo quel tipo di intimità che avevano loro, avrei voluto fare più prove. Ma Jacquot non era d’accordo. L’intimità però è arrivata lo stesso durante la lavorazione”.
Il film, coprodotto da Wild Bunch, uscirà in Italia con la Bim.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre