Benigni: devo tutto a Giuseppe Bertolucci


“Devo tutto a Giuseppe Bertolucci. Ho passato con lui gli anni più belli della mia giovinezza. Era il mio amico. Il mio primo amico, il mio primo regista, il mio primo autore. Mi ha insegnato lui a leggere la poesia, a muovermi, a camminare nel mondo, a guardare il cielo, a capire da che parte arriva la bellezza e a riconoscerla. E l’audacia, e il coraggio. Devo tutto a Giuseppe. Così un commosso Roberto Benigni ha ricordato il regista Giuseppe Bertolucci – fratello minore di Bernardo e morto dopo una lunga malattia – che lo aveva lanciato come attore di cinema negli anni ’70. Benigni è arrivato nel pomeriggio di sabato nel paesino pugliese Diso, accompagnato dalla moglie, Nicoletta Braschi, per rendere omaggio alla salma di Bertolucci nella Sala degli affreschi dell’ex convento dei cappuccini, soffermandosi quasi due ore nella camera ardente e poi è andato via.

Bertolucci era nato a Parma il 27 febbraio 1947 e aveva mosso i primi passi nel mondo del cinema facendo da aiuto al fratello maggiore Bernardo nel film La strategia del ragno (1970). L’anno successivo l’esordio dietro la macchina da presa nel mediometraggio I poveri muoiono prima, seguito dal film per la televisione Andare e venire (1972). Nel 1975, con il fratello Bernardo e a Franco Arcalli, scrive la sceneggiatura di Novecento.

Nello stesso anno scrive il monologo teatrale “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia” per Roberto Benigni, da cui verrà tratto il film del 1977 Berlinguer ti voglio bene. I due continueranno a collaborare in Effetti personali, Tuttobenigni, Tu mi turbi e Non ci resta che piangere spesso con Benigni davanti e dietro la cinepresa.

 

Dopo un film-inchiesta commissionato dal PCI, Panni sporchi (1980), dirige nel 1981 Oggetti smarriti, nel 1984 Segreti segreti, scritto con Vincenzo Cerami e con un cast di grandi interpreti femminili tra cui Lina Sastri, Lea Massari, Alida Valli, Stefania Sandrelli, Mariangela Melato, Nicoletta Braschi. Nel 1983 è la volta di TuttoBenigni, sfilata di esibizioni del comico toscano; due anni dopo dirige Diego Abatantuono, Paolo Rossi e Laura Betti ne I cammelli. Nel 1994 è la volta di Troppo sole, con Sabina Guzzanti. Del 1999 è Il dolce rumore della vita con Francesca Neri.

A Pier Paolo Pasolini Bertolucci dedica da presidente della Cineteca di Bologna, un lavoro di recupero filologico come la versione restaurata di La rabbia per la quale collabora con Carlo Di Carlo.

Bertolucci aveva scelto di passare gli ultimi mesi della vita a Diso, in fondo al Salento. Da lì aveva seguito il ritorno al cinema del fratello Bernardo, dando gli ultimi consigli per la sua amatissima Cineteca di Bologna, da poco diventata Fondazione autonoma.

 E la Cineteca di Bologna piange la scomparsa di Bertolucci. L’artista, “divenuto nel 1997 presidente di una giovane e fragile istituzione, ha dato un contributo decisivo alla sua crescita, in anni molto difficili per il nostro Paese e per le ragioni della cultura”, si legge in una nota. Il regista “ha presieduto la Cineteca in una fase che l’ha vista crescere e trasformarsi, progettando la creazione e l’inaugurazione delle nuove sedi, disegnandone lo sviluppo, dando impulso internazionale alla sua attività di restauro e alla sua attività editoriale. L’ha lasciata alla fine del 2011, una volta compiuta la necessaria trasformazione in Fondazione”. Ora, conclude il comunicato, “lo ricorderemo, come avrebbe voluto lui, lavorando in Cineteca ogni giorno con cura e passione”.

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