VENEZIA – Può la solitudine essere il problema principale della generazione più inter-connessa di sempre? Lo è sicuramente per Amanda, 24enne figlia di una ricca famiglia alto borghese, protagonista dell’omonimo film d’esordio di Caterina Cavalli. Amanda, una produzione Elsinore Film, Wildside e Tenderstories, è stato presentato alla 79ma edizione della Mostra di Venezia, nella sezione Orizzonti Extra, tornerà nella selezione del Toronto Film Festival e uscirà nelle sale italiane dal 13 ottobre distribuito da I Wonder Pictures.
“Amanda non si sente sola perché non ha amici, – spiega la regista – ma perché si sente fuori luogo, credo che sia abbastanza generazionale. In verità non lo so perché non ho fatto parte di altre generazioni, quindi forse è solo umano sentirsi sempre fuori luogo”. Una condizione che la giovane donna, sospesa in un’eterna adultescenza, prova a rompere cercando di trovare per la prima volta una vera amica, individuata in maniera assolutamente arbitraria in Rebecca (Galatea Bellugi), figlia di un’amica di famiglia con cui passava molto tempo da piccolissima. Inizia così la missione di Amanda, complicata dal fatto che la coetanea sia praticamente una hikikomori e viva reclusa nella sua stanza, in una solitudine volontaria che fa da eco a quella involontaria della stessa Amanda.
La forza del film ruota tutto intorno al carattere portentoso della protagonista, così lucida e ironica nel riconoscere le ipocrisie che la circondano, quanto totalmente incapace di uscire dall’autoinganno che si è costruita attorno. Un personaggio che si cuce a pennello con l’attrice che la interpreta Benedetta Porcaroli, perfetta nella sua sfacciataggine e sempre puntuale nei tempi comici. “Amanda non è mai vittima, – continua l’autrice – lei è molto combattiva nel volere trovare una soluzione al suo problema, nel volere trovare questa vita che vede sempre altrove. Ha molta forza e Benni ha questa cosa qui, è molto irruenta”.
Il film si configura come una commedia grottesca, in cui la protagonista è solo la punta di un iceberg di persone avvolte da una desolazione quasi dechirichiana che si riflette anche negli spazi che li circondano: “Quando immagino le cose sono sempre molto spoglie e austere, conclude la regista – quasi non concrete e quello che cercavo nell’ambiente e che somigliasse più a un concetto che alla realtà, quindi astrarre il più possibile e credo che la forma di questa astrazione credo sia il vuoto. Amanda è circondata da personaggi che sono comunque soli, ma circondati da una corazza estremamente borghese. Avere scelto questa classe sociale credo offra molti spunti di grottesco, credo sia l’ambiente con più spunti potenzialmente divertenti.”.
Il film vede anche l’esordio cinematografico, dopo alcune apparizioni in serie tv, del cantautore Michele Bravi, nel ruolo dell’interesse amoroso non corrisposto di Amanda, sorta di fidanzato immaginario che la giovane donna si è costruita sfruttando la finta sensazione di vicinanza data dalla tecnologia moderna. Secondo Benedetta Porcaroli “è un tema presente prima e dopo il covid, ma ora si è intensificato, – spiega Benedetta Porcaroli – c’è una iper-connessione da una parte e l’isolamento dall’altra. Abbiamo tantissime informazioni, tanti strumenti per essere sempre più connessi, è tutto sempre più immediato, c’è un pauroso accorciamento delle distanze, che poi inevitabilmente scatenano la reazione opposta: invece che sentirci più vicini ci sentiamo profondamente soli”.
La soluzione la dà lo stesso Bravi:” In tutti i miei momenti di solitudine ho sempre trovato rifugio in un ambito artistico, magari un film, che mi spiegava meglio le cose che non esprimevo, o una canzone che mi faceva sentire meno solo, o un libro che mi raccontava le cose che stavo vivendo. Cito sempre la poetessa polacca Szymborska che dice ‘l’arte serve perché il mondo sia il mondo’. Per me è un po’ questo il senso dello smarrimento odierno”.
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