Bellocchio e la memoria condivisa

Il regista, che in 'Vincere' ha utilizzato materiali di repertorio dell’Archivio Luce, è il testimonial del convegno organizzato da Luce Cinecittà per la Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo


Il prossimo anno i 90 anni dell’Istituto Luce verranno festeggiati con una grande mostra, da giugno a settembre, al Vittoriano. Un compleanno che s’intreccia, singolare coincidenza, con una retrospettiva completa di Marco Bellocchio al MoMA di New York ad aprile 2014 promossa da Istituto Luce Cinecittà (ILC), come annunciato dall’AD Roberto Cicutto.
Al convegno ‘La memoria condivisa’ il regista racconta come “con Vincere ci siano state la scoperta, al Centro Sperimentale, del cinema muto, e insieme la ricerca di materiali di repertorio all’Archivio Luce che sono poi entrati dentro la storia e in rapporto con i personaggi. Ho piegato e modificato il documento, inserendolo in un film che lavora sulla luce e sulla velocità. Del resto per me il montaggio è sempre stato una passione e nel contempo una difficoltà”.

Quale miglior testimonial, se non Bellocchio, del convegno organizzato da ILC e moderato dall’AD Cicutto, in occasione della Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo dell’Unesco, celebrata ogni anno il 27 ottobre con lo scopo di sensibilizzare i governi, le imprese private e la società civile, sul valore del patrimonio documentario audiovisivo.
Del resto da fine giugno ILC, con il suo fondo storico di cinegiornali e foto attualità prodotto dall’Istituto complessivamente dal 1927 al 1956, è iscritto al registro Memory of the World-Unesco, il programma finalizzato alla valorizzazione dei più importanti fondi archivistici e bibliotecari del pianeta, intesi come luoghi in cui è custodita la memoria dei popoli e delle culture. Tra i documenti iscritti al registro nel 2013 – come ricorda Patrizia Cacciani – ci sono: la vita e le opere, dagli scritti giovanili al diario in Bolivia, di Ernesto Guevara de la Serna; la collezione di scritti, registrazioni e documenti audiovisivi di Eleanor Roosevelt in qualità di presidente della Commissione dei diritti umani Onu.
Si tratta del primo fondo di un archivio del Novecento italiano iscritto al Registro, nonché unico archivio audiovisivo dei 54 nuovi iscritti nel 2013, accanto a un altro famoso quale l’Istituto Lumière.

Ad aprire i lavori de ‘La memoria condivisa” i saluti di: Romano Ugolini, presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano-Museo Centrale del Risorgimento che ha ricordato la collaborazione più che decennale con ILC; Nicola Borrelli, DG Cinema-MiBACT, che ha ricordato l’inserimento a pieno titolo dell’attività dell’Istituto Luce nella programmazione dei fondi europei 2014/’15; Rossana Rummo, direttrice  della Direzione Generale per gli Archivi; e di Rodrigo Cipriani Foresio, presidente di ILC, per il quale è più che mai decisivo coniugare la memoria di uno straordinario giacimento audiovisivo con l’innovazione tecnologica.
Sono poi intervenute, subito dopo l’introduzione di Giulia Barrera della Direzione Generale per gli Archivi, le altre istituzioni italiane iscritte nel Registro: la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze con Vera Valitutto, la Biblioteca Malatestiana di Cesena con Paola Errani, l’Archivio Diocesano di Lucca con don Marcello Brunini insieme a Anna Fuggi.

La seconda parte della giornata, dedicata invece a ‘Memoria e cinema’ è stata aperta da Peppino Ortoleva. Il docente dell’Università di Torino ha sollecitato  “le istituzioni archivistiche a fare i conti con la realtà socioculturale della rete perché si tratta di un ambiente dove ci si aggira e ci si muove e dove lo sguardo è quello del cacciatore e raccoglitore d’informazioni”.
Alberto Barbera, direttore del Museo del cinema di Torino, ha posto l’accento sulla necessità che gli archivi audiovisivi non siano solo luoghi di conservazione, ma anche di apertura e di condivisione di un patrimonio. Bene che vengano distribuiti in sala i film classici restaurati, “finalmente i produttori hanno capito che esiste un mercato anche per questi titoli”. Resta da approfondire il rapporto con le nuove tecnologie e la rete.
In Italia il valore delle cineteche come memoria del Novecento è stato riconosciuto  con ritardo afferma Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna. In controtendenza il capoluogo emiliano dove nel 1963, grazie a Renato Zangheri, in un atto del Comune viene istituita “la conservazione del cinema”, includendo tutto quello che lo riguarda, dalle pellicole, alle sceneggiature, alle locandine etc.
Sergio Toffetti, direttore dell’Archivio Cinema d’impresa di Ivrea, prova a rispondere alla domanda che cosa sia un archivio e così risponde: “Ciò che resta di un’attività, come nel caso dell’Archivio Cinema d’impresa di Ivrea da me diretto. Qui troviamo materiali audiovisivi di aziende che non esistono più, testimonianze di un’industria che voleva produrre egemonia”.
E la recente valorizzazione dell’Archivio storico Eni è stata raccontata dalla sua direttrice Lucia Nardi: la memoria, costituita innanzitutto da 2mila titoli (registi del calibro di Bertolucci, Pontecorvo, i fratelli Taviani, Ivens, Ferrara) è stata impiegata per un’efficace comunicazione d’impresa esterna e interna all’azienda.
Infine Gabriele D’Autilia, docente dell’Università di Teramo, curatore di una prossima pubblicazione che accompagnerà la mostra sui 90 anni dell’Archivio Luce, ha anticipato un progetto sulla condivisione della memoria audiovisiva coloniale dell’Archivio Luce, con i popoli e gli Stati, un tempo colonie dell’Italia.

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28 Ottobre 2013

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