TORINO – Le prime potenti immagini del nuovo film di Marco Bellocchio, Il traditore, con Pierfrancesco Favino nei panni di Buscetta e tutta la mafia palermitana che ruota attorno a lui (nel cast anche Luigi Lo Cascio e Fausto Russo Alesi) in una scena di festa per Santa Rosalia, tra devozione popolare e crimine. Ma anche i duelli nel fango e nel fuoco de Il primo re di Matteo Rovere, sul mito di Romolo e Remo e sulla fondazione di Roma con Alessandro Borghi e Alessio Lapice che recitano in proto-latino. O ancora Pif e Thony presi in un buffo corteggiamento con lei che abita subito dopo un passaggio a livello sempre chiuso (Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luchetti). O l’esordio alla regia del disegnatore Igort (5 è il numero perfetto) con Toni Servillo nascosto dietro un naso imponente, insieme a Valeria Golino e Carlo Buccirosso, in una crime story dal sapore comics che potrebbe aspirare a un festival internazionale. Infine l’opera prima di Leonardo D’Agostini Il campione con un azzeccato Andrea Carpenzano, giovane e ribelle stella della AS Roma, con tanto di taglio rasta nei capelli, che prende ripetizioni da Stefano Accorsi.
L’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, affiancato da Luigi Lo Nigro di 01, ha scelto Torino per presentare il nuovo listino, sottolineando la grande varietà di generi (non solo commedie e non solo commedie pure) e l’importanza di mantenere una quota di mercato alta. “Quest’anno siamo al 12%, con 70 mln di euro di incassi e circa 10-11 mln di biglietti venduti, siamo al 4° posto dopo Warner, Disney e Universal. La nostra presenza sul mercato corrisponde a una posizione del cinema italiano, quindi è particolarmente importante in una fase in cui la sala sta diventando complicata per il nostro cinema. Le piattaforme ci piacciono, anch’io sono abbonato, però sono interessate a un tipo di prodotto sovranazionale e standardizzato e poi usano il cinema per fare politica di marchio avvantaggiando solo se stesse”.
Scorrendo i titoli si individuano alcune tendenze. Alcuni registi giocano con le regole del genere puro. Fausto Brizzi con Modalità aereo firma una commedia, che è anche un family; Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno è una commedia girata con i toni di un gangster movie; Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri è un noir metropolitano; Dolceroma di Fabio Resinaro si presenta come un giallo puro. E ancora Non sono un assassino di Andrea Zaccariello, è un legal thriller tratto dall’omonimo romanzo di Francesco Caringella; Il grande spirito di Sergio Rubini il racconto di un’amicizia con i toni della commedia amara.
Ci sono gli autori che amano utilizzare i codici del genere. Come Gabriele Muccino, grande narratore dei sentimenti, che torna con I migliori anni; Francesca Archibugi con Vivere, un’intensa storia familiare, e Gabriele Salvatores, di nuovo on the road, ma questa volta per raccontare la storia di un padre e un figlio toccando temi come il disagio e l’handicap.
In arrivo tanti film di maestri come Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Gianni Amelio, Mario Martone. Ognuno di loro sceglie di raccontare storie vere, personaggi reali e fatti realmente accaduti. Oltre al citato Bellocchio, Gianni Amelio con Hammamet sulla vicenda di Bettino Craxi ma in chiave molto intima e senza dare giudizi politici, Mario Martone con Capri-Revolution, Matteo Garrone con l’atteso Pinocchio che riporta al cinema Roberto Benigni (“è stato un percorso lungo e faticoso”).
Non mancano i titoli internazionali di richiamo: Anna di Luc Besson, The Lost Prince di Michel Hazanavicius, Beautiful Boy di Felix Van Groeningen visto alla Festa di Roma e in odore di Oscar, Flarsky di Jonathan Levine, John Wick Capitolo 3 di Chad Stahelski, After di Jenny Gage e 355 di Simon Kinberg.
01 distribuirà anche il nuovo film di Gabriele Mainetti Freaks out con Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi.
Anche in Rai, spiega Del Brocco, stanno crescendo i film in prima serata, “con 70 prime serate di cinema italiano, la televisione generalista fa grandi numeri e dimostra che ha ancora senso far vedere questi film, mentre le piattaforme non producono film italiani e danno risorse a film già fatti”. Infine Del Brocco ritiene che qualche obbligo sulla programmazione di cinema italiano andrebbe esteso anche alle sale.
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