BELLARIA 2000


L’hard e il digitale. Il cinema interrotto e il fantasma della libertà. L’ibrido e il frammento. Berlinguer e il ’68. Anteprima, all’anno zero, ricomincia da Ghezzi – con la collaborazione di Francesco Di Pace e Stefano Francia – dai miracoli, dalla rete. E ha già un oggetto per il 2001: il cinema dei musicisti e non i musicisti del cinema. Un anticipo: il clip di Luca Guadagnino, L’uomo risacca, per i napoletani Residante. Un amore un po’ tossico e interrotto, lente pause musicali e l’autoironia di Fabrizia Sacchi (lei anche produttrice) e Manuela Ventura, coppia trendy in albergo bolognese.

Il post-dogma e le libertà web
Il fantasma della libertà è quello della rete come schermo globale. A Bellaria se n’è parlato in un convegno con filmmaker indipendenti ma anche musicisti e filosofi, oltre che nella postazione del b(e)movie garage. Voce dissonante quella di Franco Maresco (anche in giuria): un alieno autodichiarato nel mondo dei computer e delle web-cam che Ghezzi immagina invece come palinsesto universale a prescindere da censure politiche e di mercato, un po’ la nuova caméra stylo. “Tra dogma (bisogno spasmodico, banale o ammirevole di nuove regole e di nuove sacralità spettacolari) e libertà, striscia un salto di dimensione. Lo stesso homemovie più povero (oggi quello delle webcam…) non è più home ma world quando può essere visto simultaneamente da centinaia o migliaia di occhi in case/postazioni sparse in tutto il mondo”, scrive nel catalogo.

Corpi sprigionati
Il dogma, naturalmente, è Dogma 95. Presenza-assenza aleggiante con Pink Prison di Lisbeth Lynghoft, prodotto vicino a Zentropa che fa tornare in mente il porno che Lars Von Trier voleva girare (ma non girerà, tanto meno ora). Pink Prison fa notizia perché girato da una donna che mette in scena un desiderio femminile, o presunto tale, quello di introdursi in un carcere di massima sicurezza, aggirarsi tra corridoi, celle e cucine facendo incontri a cui non poter dire di no, arrivare fino al misterioso direttore, un certo Sam (magari Samantha): forse un sadico che lascia graffi sulle sue vittime come una gatta… Non la cosa più oscena (fuori scena) di una sezione, “Corpi nello spettro dell’immagine”, che ha offerto emozioni anche molto forti, ai limiti del misticismo, come il ritorno integrale di L’Humanité di Bruno Dumont, un film che merita di essere visto molte volte, altro che tagliato, per la sua santificazione del corpo umano qualsiasi e non “origine del mondo”. Ma anche le visioni sado-sperimentali del nippo-olandese-sudafricano Shabondama Elegy di Ian Kerkhof, con veri porno divi calati in una tragica love story all’ultimo respiro molto computer-grafica.

Chi censurerà i censori?
Ma dogmi sono anche, soprattutto, le censure. In nome della religione o del comune senso del pudore. Il capezzolo di Laura Troschel – o il vilipendio del sacro vincolo del matrimonio con l’uso del vero filmino di nozze di Laura e Pippo Franco nel finale – in A mosca cieca, film addirittura insostenibile per intere generazioni censori (tre gradi più la Corte suprema) che hanno messo perpetuamente all’indice il lavoro di Romano Scavolini. Bellaria l’ha recuperato, facendoci conoscere questo film maledetto del ’66 (per la legge italiana, non esiste neppure: qualsiasi proiezione, compresa quella di Bellaria, è illegale) e lo straordinario La prova generale (1968). Praticamente inediti per ragioni politiche e di politica dei sessi – in ballo c’è anche l’aborto – che diventano evidenti vedendoli. Stile, dichiarazioni di principio out of date, belle scene d’amore… in più cast stellare e anomalo, con Carlo Cecchi, Lou Castel, Leopoldo Trieste, Valentino Zeichen… giovanissime icone di un’epoca pre-contestazione anche nel rapporto tra i sessi.

Icone del brutto
In un festival di corpi spesso messi violentemente a nudo, non potevano mancare le Memorie del sottoduolo di Ciprì e Maresco. Parole fuori dalla grammatica e corpi come un unico anacoluto. In pratica un prequel del nuovo film, La Madonna della Mercedes e un sequel del provocatorio Enzo, domani a Palermo visto a Venezia (l’organizzatore Castagna è davvero in carcere, all’Ucciardone, in questo momento). Ignazio Trevi, cantante di piazza balbuziente che ritrova la parola sulle note della tradizione napoletana, a confronto con l’intervistatore della tv locale con voce off di Ciprì&Maresco a incitarlo/punzecchiarlo come se fosse la Gialappa’s. Ma nel sottosuolo di Palermo ci sono anche le presenze più “ciniche” del duo palermitano: il mitico Paviglianiti, scomparso da poco, e tutti gli altri. Nudi maschili di un manierismo agghiacciante che tocca, e supera, molti limiti. Rovesciamento del fronte del porno e “autentica” blasfemia, come quella presunta di Totò che visse due volte. Ma a Bellaria c’era anche, tornato più indipendente che mai, Tonino De Bernardi. Ha portato Per un breve incontro, una mezz’ora del film che verrà dopo Appassionate: scene sulla prostituzione perché, dice, “l’amore si paga sempre, ha un prezzo preciso come ogni altra cosa nella vita”. Attori Giulietta De Bernardi e Filippo Timi, anche autore del soggetto. E anche autore di uno dei corti premiati, Atomique che scherza proprio con l’idea delle perversioni familiari del videomaker (De Bernardi, come scopriremo quando la videocamera, e il potere, passa da una mano all’altra).

autore
08 Giugno 2000

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