‘Beate’ in anteprima a Bimbi Belli

La commedia sociale di Samad Zarmandili venerdì 13 luglio all’arena del Nuovo Sacher


Beate, “commedia sociale” con cui Samad Zarmandili fa il suo esordio al cinema, dopo tre stagioni dietro la macchina da presa della nota serie di Canale 5 Squadra Antimafia, sarà in anteprima venerdì 13 luglio  alle ore 21:30  proiezione, a seguire dibattito- all’arena del Nuovo Sacher, nell’ambito della rassegna Bimbi Belli, ideata da Nanni Moretti e dedicata ai più interessanti esordi dell’anno.

Nel film, un gruppo di operaie tessili in cassa integrazione e a rischio licenziamento, causa delocalizzazione fraudolenta, intraprende un business fuori da ogni regola in combutta con un pugno di suore a rischio di sfratto, per presunta, forse dolosa, inagibilità del convento in cui vivono.

Le une e le altre protette a distanza dalla salma mummificata di una “beata”, mai diventata “santa” e perciò poco propensa a risolvere i loro problemi. Scritto da Salvatore Maira (con Antonio Cecchi e Gianni Gatti) e parzialmente ispirato a storie vere, avvenute in Italia e in Gran Bretagna, “ è interpretato, nel ruolo di una volitiva e disinibita capo operaia, da Donatella Finocchiaro.

Accanto a lei, Maria Roveran, Lucia Sardo, Paolo Pierobon, Silvia Grande e una compagine di attrici e attori del Nordest (Anna Bellato, Betti Pedrazzi, Orsetta Borghero, Eleonora Panizzo, Licia Navarrini, Cristina Chinaglia, Francesco Brandi, Andrea Pennacchi. Massimo De Rossi), dove il film è interamente ambientato.Prodotto da Dario Formisano per la sua eskimo, con il contributo, tra gli altri, della Direzione Generale Cinema del MiBACT e del Nuovo Imaie, Beate sarà nelle sale cinematografiche nella prossima stagione.

«Ancor più che una commedia, Beate è una sorta di “fiaba sociale”», raccontava il regista Samad Zarmandili alla vigilia della prima proiezione del film al Bif&st. «Il filtro della commedia, in questo caso sociale e di costume, è quel che mi ha offerto la possibilità di avvicinare temi forti e tristemente attualissimi, quali sono la perdita del lavoro o la sua delocalizzazione dovuta alla globalizzazione dei mercati, ma di trattarli con levità. Introducendo note di grottesco, soprattutto nella caratterizzazione delle suore e riservando invece alle operaie una connotazione più realistica. Puntando sulla trasfigurazione del racconto, senza tuttavia rinunciare a uno sguardo vigile sulle contraddizioni del presente».

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12 Luglio 2018

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