Barbera: VR è arte, ma il cinema è un’altra cosa

Alla domanda sulla possibilità di vedere,il prossimo anno, un film in realtà virtuale nel concorso ufficiale, il direttore della Mostra non ha dubbi: è ancora prematuro. “Occorre capire gli standard d


VENEZIA – Sono 1200 gli spettatori che nei primi due giorni di apertura sono andati al Lazzaretto Vecchio per le proiezioni di Venice Virtual Reality, una delle grandi novità dell’edizione di quest’anno che per la prima volta ha anche un concorso internazionale dedicato. La conferma dell’attenzione, sia da parte del pubblico che del Festival, nei confronti delle prospettive differenti e degli strumenti capaci di emozionare in nuovi modi attraverso la visione. Ma alla domanda sulla possibilità di avere, magari già il prossimo anno, un film in realtà virtuale nel concorso ufficiale, Alberto Barbera non ha dubbi: è ancora prematuro. “Occorre capire gli standard di qualità che verranno solo in futuro definiti, in questo momento la qualità della visione non è ancora quello del cinema tradizionale. Ma soprattutto, probabilmente, le proiezioni in realtà virtuale sono un’altra cosa rispetto al cinema, così come lo è serialità televisiva, che ne è il parente più stretto ma che ancora non abbiamo mai considerato di mettere in competizione. Ritengo che per un altro po’ di tempo questa differenza vada mantenuta”.    

Un aspetto su cui concorda anche Michel Reilhac, uno dei programmatori di Venice VR: “In questo momento abbiamo tutti un grande privilegio, quello di partecipare alla nascita di una nuova forma d’arte. Un ampio terreno è stato esplorato ma c’è ancora molto spazio all’interno della realtà virtuale che può conquistato dagli artisti. Ci sono molti elementi di scambio con il cinema, ma la realtà virtuale è qualcos’altro, è un nuova forma di arte che eredita l’esperienza cinematografica ma la trasforma portandola in una dimensione differente in cui si il corpo fisico viene utilizzato come interfaccia”.  

02 Settembre 2017

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