“Solo il caso ha voluto che non ci siano film cinesi in Concorso, non si tratta di un segno di disattenzione. Accade che un anno una cinematografia, per varie ragioni, sia meno ricca di prodotti rispetto ad altre”. Così il direttore della Mostra Alberto Barbera, nel corso del tradizionale incontro con i giornalisti nella giornata d’apertura. “Comunque Fuori Concorso c’è un titolo proveniente dalla Cina, e poi in Concorso a Venezia 69 abbiamo il coreano Kim Ki-Duk e in Orizzonti Wang Bing di Hong Kong – spiega Barbera – Comunque in competizione ci sono titoli in rappresentanza di ben 41 Paesi contro i 35 dell’edizione 2011 della Mostra. Ricordo inoltre che il Festival di Torino, che guidavo negli anni ’90, è stato un punto di riferimento per la promozione dei film di Cina, Corea, Taipei e Hong Kong. Del resto sono stato il primo direttore a Venezia a collocare in competizione un titolo coreano”.
E di nuovo il caso è all’origine della presenza di numerose registe donne, un terzo dei cineasti invitati. “Non c’è stata alcuna intenzione, non mi piace l’idea delle quote rosa. E’ il segno che è molto presente una creatività femminile in un mondo che per decenni è stato dominato dai maschi, un ambiente maschilista”.
Infine il direttore torna sull’importanza al Lido del mercato. “L’obiettivo è quello di costruire un ponte tra la cultura e l’industria, tra artisti e operatori del settore, per sostenere, in un periodo di crisi, il cinema d’autore”.
Barbera si scusa poi per i ritardi avvenuti nelle proiezioni di Bait 3D e del film di Mira Nair: “Nessun ridimensionamento della squadra dei proiezionisti che anzi è stata rafforzata, solo problemi tecnici”.
Paolo Baratta, presidente della Biennale torna ad elencare i punti forza di Venezia 69. Il nuovo foyer che è parte di quel radicale miglioramento e riqualificazione delle strutture esistenti: “Non ci sarà un nuovo Palazzo del cinema, ma nuove strutture aggiunte nell’area del ‘buco’ “. E nello spiazzo antistante il Casinò, dove il buco è stato già coperto, il presidente pensa a una vera propria piazza, “un progetto tutto da studiare che preveda alberi e verde”. Gli altri due punti forza sono: la retrospettiva che fa conoscere al mondo il patrimonio del film dell’archivio della Biennale; la promozione diretta dei nuovi talenti grazie a Biennale College.
La parola passa poi ai presidenti delle 3 giurie. Il regista Michael Mann, alla guida di quella di Venezia 69, non vede l’ora di godersi nuovi lavori, “dopo tutto portiamo dentro di noi il fatto di essere un pubblico e i criteri di giudizio saranno l’innovazione e l’eccellenza. Sarà un lavoro collegiale, puntando al consenso”.
Per il regista e produttore indiano Shekhar Kapur, presidente della giuria del Premio Luigi De Laurentiis-Opera Prima, è importante lasciarsi alle spalle il pregiudizio, “contro di esso dovrà lottare ogni giurato. Del resto più s’invecchia e più il pregiudizio macchia la nostra opinione. Spero di vedere tante novità provenienti da tutto il mondo”.
L’attore Pierfrancesco Favino, a capo della giuria internazionale di Orizzonti, ritiene importante l’impegno ricoperto in una vetrina che dà visibilità e spazio a un cinema in difficoltà ad affermarsi sul mercato.
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