Balzac e i giornalisti ‘falsari’ secondo Giannoli

In concorso Illusions perdues di Xavier Giannoli, rivisitazione del romanzo di Balzac con tanti echi del presente. A partire dal feroce atto d'accusa contro giornalisti e critici letterari


VENEZIA – La Parigi della Restaurazione come il mondo contemporaneo, tra fake news (addirittura diffuse con i piccioni viaggiatori) e corruzione a tutti i livelli, specie tra giornalisti e critici letterari o teatrali che si vendono al miglior offerente cambiando opinione in un batter d’occhio. Illusioni perdute, in concorso a Venezia 78, si ispira al romanzo omonimo di Honoré de Balzac che narra la vicenda di Lucien (Benjamin Voisin), un giovane provinciale ingenuo e idealista che arriva nella Ville Lumière con l’aspirazione di pubblicare il suo libro di poesia Marguerite, dedicato a una nobildonna di cui è l’amante (Cécile de France). Ma ben presto le sue umili origini lo allontanano dalla sua mecenate e si ritrova a morire di fame, fino all’incontro con uno smaliziato giornalista di una testata liberale che lo introduce nel mondo della stampa, delle prime teatrali e delle case editrici, un mondo interamente dominato dal denaro e dagli scambi di favori. Qui conoscerà anche una giovane attrice che diventerà la sua compagna, ma senza mai dimenticare del tutto la baronessa e senza abbandonare le sue ambizioni di acquisire un titolo nobiliare. Costi quel che costi. 

Il regista francese, che torna in concorso a Venezia dove era stato con Superstar e Marguerite, figlio di un giornalista lui stesso, nega che si tratti di un film sulla stampa: “All’epoca si assisteva alla nascita della stampa libera, era il momento in cui la capacità di influenzare cominciava a diventare un potere. Il libro è sublime e violento, non volevo volgarità né risentimento: Balzac sposta l’argomento altrove, lo mette in musica, ne fa un grande movimento”.

Produzione da quasi 20 milioni di euro, Illusioni perdute ha come protagonista Benjamin Voisin (Estate ’85 di Ozon) che sul tema della critica ha le idee chiare: “A me piace molto sapere cosa pensano di me le persone, che sia bene o male. Non mi preoccupano i social ma la cattiveria latente dei commentatori. Balzac si allontanava per non essere sommerso dalla violenza delle parole”. Sulla sua lunghezza d’onda Salomé Dewaels, che interpreta Coralie, l’attrice che diventa la compagna di vita di Lucien: “Mi interessano le reazioni delle persone. Il mio personaggio è molto sensibile e Xavier mi ha lasciato libertà”. Meno convinta Cécile de France, che interpreta la nobildonna innamorata di Lucien: “La cattiveria di cui si parla nel film può far male. Ho visto artisti perdere la fragile fiducia in se stessi dopo alcune critiche”. E Vincent Lacoste, che è Lousteau, amico e mentore di Lucien, aggiunge: “Il film parla in un modo più ampio soprattutto della nascita del capitalismo, di come la logica del profitto pervada tutte le forme della società”.

A spiegare al meglio i termini di questa “commedia umana” è naturalmente il regista. “Qui tutto può essere comprato o venduto, il successo letterario e la stampa, la politica e i sentimenti, la reputazione e l’anima. Il romanzo di Balzac rivela la matrice del mondo moderno, il momento in cui un’intera civiltà era sul punto di cedere alla legge del profitto. Volevo prolungare quel gesto grazie al cinema, prendendomi, rispetto al testo originale, delle libertà che mi permettessero di esprimerne lo spirito”. E prosegue: “Il libro ha un’attualità sconcertante, è uno dei romanzi più importanti dello scrittore francese, profondamente immerso nel contesto della sua epoca, fu pubblicato infatti tra il 1837 e il 1843, e al tempo stesso è uno straordinario specchio del nostro tempo e chissà anche del futuro. Balzac ci aveva visto lungo anticipando le fake news, le calunnie pretestuose dei giornali, gli editorialisti banderuole pur di entrare nei salotti giusti”.

Il romanzo è ispirato alla storia vera di Balzac e il film rispetta questo aspetto. “Balzac descrive le trasformazioni sociali, intuisce che la nascita del mondo moderno e liberale vuol dire anche ossessione per il profitto e per scalate sociali e soprattutto attitudine al compromesso. Un meccanismo che si riproduce tale e quale oggi”.

Benjamin Voisin aggiunge “ho fatto di tutto affinché i giovani possano riconoscersi nel mio personaggio anche se indossa i vestiti dell’epoca. Lucien con i suoi sogni di affermazione, la sua tenacia nel credere nella bellezza, pur con gli alti e i bassi della sua storia, mi sembra portatore di un messaggio molto potente”.

Il film, che sarà in sala con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, è stato girato tutto a Parigi e in location originali della prima metà dell’Ottocento, utilizzando costumi d’epoca o ricostruiti con fedeltà. “Mantengo le mie illusioni e spero di non perderle – conclude il regista parafrasando il titolo – l’estinzione del cinema in sala per me sarebbe la fine del mondo, non nego di essere curioso, eccitato dei cambiamenti che stiamo vivendo con le piattaforme ma anche in ansia, e spero che le due forme possano coesistere a lungo”.

Nel cast anche Xavier Dolan, nel ruolo di un affettato scrittore emergente, e Gérard Depardieu in quelli di un potente editore analfabeta. 

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05 Settembre 2021

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