Gli è bastato dare uno schiaffo a Chris Rock durante la cerimonia degli Oscar nel 2022 per garantirsi un posto nella black list dell’Academy con conseguente esclusione per 10 anni. Ora però, è tempo di esorcizzare, ironizzare e di dimenticare quel brutto incidente – per nulla lusinghiero – avvenuto in mondovisione e che ha messo a serio rischio una carriera costruita a suon di premi. È infatti il critico Owen Gleiberman a chiamare “esorcismo pop” il tentativo, esasperato ma divertente, di ribaltare la situazione facendo schiaffeggiare ripetutamente Mike Rowley (Will Smith) da Marcus Burnett (Martin Lawrence) in una concitata scena del quarto capitolo di Bad Boys – Ride or Die diretto da Adil El Arbi e Bilall Fallah e dal 13 giugno al cinema.
Siamo di nuovo a Miami e stavolta il duo di poliziotti deve districarsi sui ritmi di un thriller di cospirazione tra poliziotti corrotti e cartello della droga. Durante una conferenza stampa il defunto Capitano Howard (Joe Pantoliano) viene accusato per corruzione e sarà compito di Mike e Marcus capire chi è il reale colpevole di questo legame tra legge e criminalità. Mike si è appena sposato e il timore di perdere la persona amata – come successo per il Capitano Howard – ha iniziato a renderlo insicuro provocandogli saltuari attacchi di panico. Marcus dopo l’infarto al matrimonio di Mike, inizia a vivere la vita in una prospettiva completamente diversa e con un nuovo e sciagurato entusiasmo. Quindi, mentre Mike sta diventando più cauto, Marcus è pronto a lanciarsi di petto sull’autostrada (convinto di non poter morire perché non è il suo momento) noncurante delle auto e delle sparatorie che gli si scagliano addosso. Così tra fughe da ricercati della polizia e con taglie sopra la testa fissate dal cartello, i due saltano e rimbalzano su una costruzione visiva ad alta tensione grazie all’innesto di movimenti in first person shot, un montaggio palpitante e scariche di battute dal gusto nostalgicamente trash. Bad Boys – Ride or Die infiamma così la sala e si spoglia dall’etichetta dello scontato dimostrando che “non è ancora tempo di morire”.
A dirlo è il Capitano Howard apparso in sogno a Marcus, ma la domanda è: di chi stiamo realmente parlando? Del poliziotto risvegliato dopo il coma o della scelta di riesumare un franchise alla soglia del crepuscolo? Entrambe.
Benché Mike e Marcus siano una coppia troppo conosciuta, colpi di scena e nuove indagini ad alto tasso di comicità, condiscono un racconto che, seppur semplice, ancora riesce a trastullare senza mai apparire invecchiato. Infatti, se il cruccio poteva forse essere quello di portare allo stremo il franchise buddy, fin troppo consumato secondo molti, Bad Boys – Ride or Die riesce a scamparsela e a centrare il punto. Tutt’altro che fuori forma, Smith e Lawrence tornano in questa nuova avventura strizzando l’occhiolino allo spettatore veterano – non facendolo sentire vecchio – e avvicinando quello più giovane con un linguaggio ipercinetico che punta sulla frenesia visiva tipica dell’intensità del videogioco.
Sì, il motivetto che canticchiamo da trent’anni c’è e accompagna le goffe, e allo stesso tempo strabilianti, imprese dei due bad boys. Lo intonano loro per primi non solo per autoincoraggiarsi nell’affrontare i veri cattivi, ma anche per esorcizzare e convincere il pubblico che possono ancora farcela e che sono ancora dei fighi pazzeschi. Dunque sì, Ride or Die, O corri o muori se vuoi schivare la fine di un franchise devi correre come un fulmine, soprattutto quando la fruizione in piattaforma diventa il vero villain dei cine-popcorn.
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