Axelle Ropert, ritratto di padre tiranno


Un uomo forte, sicuro di sé, un po’ manipolatore e attaccato alla famiglia in modo quasi morboso. E’ il protagonista di La famille Wolberg, opera prima della francese Axelle Ropert presentata alla Quinzaine des Réalisateurs. Sindaco di un paese di provincia, Simon Wolberg (François Damiens) è un uomo abituato al controllo: usa la sua capacità seduttiva per mantenere il potere politico, si immischia nella vita privata dei suoi concittadini e pretende di tenere in pugno i membri della sua famiglia, a cui richiede dipendenza e fedeltà assoluta. Aggrappato disperatamente al microcosmo che ha prima creato e poi idealizzato, non si rende conto di non poter mantenere il controllo sui sentimenti della moglie (Valérie Benguigui) e dei figli, il che porterà in superficie quel “marcio” nascosto sotto una patina di borghesia perbenista all’apparenza perfetta.

Perché ha scelto di raccontare questa storia per la sua opera prima?
E’ vero che spesso il primo film di un regista riguarda un personaggio che gli assomiglia, in cui si identifica o si sente vicino. Nel mio caso non è così, ho inventato un personaggio che è l’opposto di me: un uomo molto espansivo, sicuro di sè e manipolatore. La famille Wolberg non è tratto da un romanzo, né è minimamente autobiografico: è finzione pura con al centro la storia di una famiglia. Mi interessava esplorare la figura di un padre un po’ tirannico e un ricattatore.

Come ha scelto gli attori?
La famille Wolberg potrebbe essere definito come un film autoriale, ma ho voluto scegliere per interpretarlo degli attori commerciali. Sia François Damiens che Valérie Benguigui sono conosciuti in Francia per aver recitato ruoli secondari in commedie commerciali e triviali. Li ho scoperti nei loro film comici e mi sono piaciuti moltissimo, erano divertenti e vivaci e mi piaceva l’idea di assegnare loro un ruolo da protagonisti in una pellicola drammatica, in cui potessero esprimere il loro talento in un altro modo.

Ha avuto difficoltà nel farsi produrre quest’opera prima?
Non molte, ho affrontato un percorso classico per un cineasta esordiente in Francia; c’era poco tempo a disposizione per girare, vale a dire 32 giorni in Borgogna e Aquitania, e un budget medio-basso, di un milione e mezzo di euro. Ma non mi lamento, è una dimensione giusta per mettersi alla prova con il primo film.

Conosce il cinema italiano attuale?
Non molto perché in Francia ne arriva poco, ma amo molto Nanni Moretti e ho adorato Il caimano. Trovo che sia un film molto forte, che illustra in modo efficacissimo la seduzione del potere esercitata da un personaggio politico che ha degli aspetti clowneschi; l’effetto del film è inquietante, terribile, ma potente. Non vedo l’ora di vedere il suo prossimo film.

autore
21 Maggio 2009

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