Sarà al cinema dal 4 ottobre con All’Ultima Spiaggia di Gianluca Ansanelli, commedia in cui interpreta una moglie innamorata, protagonista di un reality, che però nasconde un passato non proprio immacolato. Aurora Cossio, solare e brillante, sta diventando il nuovo volto sudamericano del cinema italiano. Per ora l’abbiamo vista per lo più in commedie, come La vita è una cosa meravigliosa dei fratelli Vanzina, al fianco di Gigi Proietti e Faccio un salto all’Avana di Dario Baldi, con Francesco Pannofino e Enrico Brignano. In Immaturi: il viaggio, sequel del successo di Paolo Genovese, tra i maggiori incassi di quest’anno, è stata uno dei nuovi personaggi chiave più apprezzati dal pubblico, e si è misurata inoltre con il grande Pupi Avati ne Il figlio più piccolo.
Ci parli di ‘All’Ultima Spiaggia’ e del suo personaggio…
Il film è basato su quattro episodi. Si immagina che venga indetto un reality dove, a vincere, sarà la persona più disperata d’Italia. Naturalmente, tutto è affrontato con molta ironia. Io interpreto una moglie innamoratissima di suo marito, che è Antonio Giuliani. Sono una ragazza dolce, fragile, ingenua. Ma vengo da un oscuro passato che tento in tutti i modi di tenere nascosto. Ma i migliori amici di mio marito scoprono la verità. Inizia tutto come una storia d’amore. Di più non posso raccontare, o rovinerei il gusto, anche perché gli episodi sono piuttosto brevi…
Quindi un’altra storia di ‘Reality’, in parallelo con il film di Garrone…
Non ho avuto ancora occasione di vederlo purtroppo. Non ero a Cannes, sono stata impegnata in un lungo viaggio di lavoro che mi ha portato verso gli Stati Uniti, prima a Los Angeles e poi a Toronto. Ma so che è un film molto bello e andrà benissimo.
Per ora, ha recitato soprattutto in commedie. Le piacerebbe affrontare altri ruoli?
Io adoro la commedia, non mi lamento di certo. Ma un attore completo deve essere in grado di fare tutto. Con Pupi Avati ho avuto la possibilità di cimentarmi in qualcosa di diverso. Chi crede in me deve sapere che sono capace di esplorare anche altri generi. Mi ritengo un’attrice versatile. A dicembre girerò nel Michigan lo psycho-thriller Needlestick, con il produttore Dwjuan Fox. Devo ancora sistemare la mia agenda, tra ottobre e novembre ho altri impegni qui in Italia di cui non posso ancora parlare. So di certo che mi dovrò allenare parecchio. Dovrò diventare una specie di Giovanna d’Arco che picchia duro e pratica il kickboxing. Mi piace portare la mia arte in giro per il mondo, in Italia, come in America.
E nel suo paese natale, la Colombia, vorrebbe lavorarci?
Lì mi sono laureata in psicologia. Iniziamo molto presto, quindi a 17 anni ero già alle prese con il mio primo semestre. Ho sempre sognato di dedicare la mia vita all’arte, ma a quell’età ero troppo giovane per andar via di casa, non me la sono sentita. Anche perché vengo da una famiglia di intellettuali, mio padre è un neurochirurgo, i miei ci tenevano che continuassi gli studi. Comunque, la mia città in campo artistico non offriva grosse possibilità. Inizialmente pensavo di lavorare in Spagna, per via della lingua, poi sono arrivata in Italia e devo dire che mi sono innamorata di questo paese. Sono una persona molto testarda, per cui sono riuscita a formarmi pur non parlando italiano, in più avere una base di studi rigorosa mi ha aiutata. Ancora uso la mia preparazione in psicologia, quando devo affrontare un personaggio.
Lei, dei reality, cosa ne pensa?
Me ne hanno proposto uno, ma per ora ho detto di no. Soprattutto per questioni ‘fisiche’. Era uno di quei programmi in cui devi mangiare con ‘un euro al giorno’, e io sono una naturalista. Penso sia necessario dormire bene e alimentarsi come si deve. Preferisco comunque i reality dove si mostrano dei talenti, ad esempio Amici. In quelle trasmissioni non ci vedo nulla di male. Si tratta di qualcosa di molto simile alla vita di un artista che lotta per il suo sogno, e può essere uno strumento per emergere. Noi siamo tanti, chi che la fa, o anche rimane semplicemente in piedi, ha già vinto e dimostra coraggio. Altri lasciano per via delle molte difficoltà che si scoprono lungo questo cammino.
Con quali altri registi le piacerebbe lavorare?
In Italia ho “puntato” Ozpetek, Salvatores, Tornatore. La lista è davvero lunga. All’estero Almodovar, ad esempio, ma il mio sogno sarebbe un film con Spielberg, con cui la mia generazione è cresciuta.
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